Gazzetta di Modena

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«I nostri artigiani soffrono e l’occupazione crolla»

«I nostri artigiani soffrono e l’occupazione crolla»

Munari: «Nel settore calo del 2,7% che colpisce soprattutto giovani e donne: i lavoratori tra 18 e 25 anni sono passati dal 15,6% del 2008 all’attuale 12,7%»

24 maggio 2014
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«Negli anni di crisi profonda, tra il 2008 e il 2013, le imprese artigiane del nostro territorio hanno sofferto più di altre aziende. L'occupazione nel settore è calata del 2,7% e la dimensione aziendale in termini occupazionali - vale a dire il numero di addetti che mediamente sono impiegati in ogni impresa artigiana - è invece calata del 17,6%. Preoccupante anche il dato sul ricambio generazionale e l'occupazione giovanile, oltre che di quella femminile. Giovani e donne lavorano meno e questo è un serio problema per l'intero sistema Paese e non solo per il nostro territorio».

Erio Luigi Munari, presidente generale Lapam Confartigianato Modena-Reggio Emilia, così commenta i dati sull'occupazione nelle imprese artigiane associate. Dall’osservatorio dell’Ufficio Studi Lapam e dal confronto di alcuni fattori nel quinquennio preso in esame sotto vari parametri (crisi, burocrazia, instabilità politica e risanamento dei conti), si evidenziano novità e conferme.

«Nel periodo preso a riferimento - continua una nota di Lapam - i dati dell'occupazione sono notevolmente negativi, segno di una destrutturazione del comparto. Le imprese artigiane sono sempre più piccole. All'interno di questo processo la componente operaia passa dal 63,9% del 2008 al 69,4 del 2013: come dire che la contrazione non avviene in termini lineari, ma fa salvo soprattutto l'aspetto più direttamente produttivo delle imprese. Questa concentrazione sul fare, sulle competenze produttive, sul sapere aziendale, viene confermata anche da un altro dato importante: la continuità contrattuale. Infatti se nel 2008 gli operai assunti a tempo indeterminato erano l'88,7 per cento del totale, nel 2013 rappresentano ancora, nonostante tutto, l'86,3 per cento, con uno scarto minimo considerato il rivolgimento complessivo di questi anni, non soltanto in termini economici. Anche la componente lavorativa femminile paga un prezzo durissimo: si passa dal 49,5 per cento del 2008 al 35,9 per cento del 2013».

«Ma i più penalizzati sono i giovani - sottolinea ancora Lapam Confartigianato - Se nel 2008 i dipendenti tra i 18 e i 25 anni rappresentavano ben il 15,6% del totale degli occupati nelle imprese artigiane, a conferma della fiducia verso i giovani e della loro concreta occupabilità nelle piccole aziende, nel 2013 i giovani sono passati al 12,7%. Il contraltare è rappresentato dai lavoratori in forza con età superiore a 56 anni, quasi raddoppiati in 5 anni, passati dal 6,3% del 2008 all'11% del 2013. Senza discontinuità le due linee di tendenza sono destinate ben presto a incrociarsi».

«Questo evidente shock del ricambio generazionale in azienda - spiega ancora Munari - rimanda alla riforma del welfare del 2011 e alle sue pesanti ricadute sociali. Occorre intervenire bene e in fretta, perché è evidente che il mondo del lavoro, se manterrà queste sperequazioni, faticherà ad agganciare una ripresa. Ma non è tutto: i problemi sociali, che per ora sono sostanzialmente sopiti, sembrano destinati ad acuirsi e a esplodere se la componente giovanile resterà ancora ai margini dei processi lavorativi».