Gazzetta di Modena

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Il Pdl euforico ma furioso «Se non eravamo divisi...»

Il Pdl euforico ma furioso «Se non eravamo divisi...»

Pellacani, principale candidato del centrodestra, ammette la sconfitta elettorale «I personalismi ci hanno penalizzato. Votare Bortolotti? Presto per parlarne»

27 maggio 2014
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La storia si ripete per la “dinastia” Pellacani. A cinque anni di distanza dalla candidatura del padre, Gian Carlo, tocca al figlio, Giuseppe, venire sconfitto. Non più come nel 2009, quando il Pd la spuntò al fotofinish. A questo giro, infatti, il secondo turno è una realtà concreta; ma non vede rappresentato il centrodestra, sopravanzato dai 5 stelle di quasi 4 punti percentuali. La storia si ripete, sì, ma mai uguale a se stessa. In confronto, infatti, il risultato di ieri è una vera e propria débâcle. Nemmeno 12mila voti - il 12,5% del totale - che valgono il gradino più basso del podio. Un crollo netto, sia in termini percentuali che assoluti: il centrodestra si dimezza rispetto al 2009, quando perlomeno riuscì a consolarsi con il secondo posto. E se si scompone la coalizione va anche peggio. Forza Italia raggranella l’8,6%. L’erede diretto del partito berlusconiano tocca così il suo minimo storico, in calo non solo rispetto alle Politiche dell’anno passato – quando si fermò poco sotto il 14% - ma anche alle concomitanti Europee, dove almeno raggiungeva le doppia cifra. Dalla dirigenza non possono che ammettere la sconfitta. Enrico Aimi, segretario provinciale, parla di un dato al di sotto delle aspettative. Pellacani, candidato della coalizione moderata consta come il risultato sia «francamente basso»: «Sono allo stesso tempo euforico ed imbufalito. Euforico per il ballottaggioa cui è costretto il Pd, imbufalito perché potevamo essere noi a sfidare Muzzrelli. Invece abbiamo pagato la divisione. A danneggiare il centrodestra sono stati anche i personalismi dei protagonisti. Credo che tutto il popolo di centrodestra stia ringraziando Giovanardi per aver servito ai 5 stelle il secondo posto». La candidatura concorrente di NCD, comunque, non basta per spiegare la débâcle. E Pellacani è il primo ad ammetterlo: «Non solo abbiamo perso alle Europee. In tutta la provincia di Modena Forza Italia è andata malissimo». In poche parole, ci sarà da lavorare su tutta l’alleanza di centrodestra, da «rifondare completamente». La parola d’ordine, quindi, è una sola: «Voltare pagina». È giunta l’ora del dopo-Berlusconi? Pellacani non risponde direttamente, ma fa capire che dagli elettori è arrivato «un messaggio importante». È quindi «il momento di ripartire con un nuovo modo per pensare alla politica»: in primis, stop ai soliti nomi e no al politichese. Da parte sua, rimane la voglia di dare una mano per rifondare il centrodestra modenese». Aimi, invece, preferisce sottolineare come durante la campagna elettorale il partito sia stato «privato del suo leader», Berlusconi, danneggiato dalla condanna, e ostacolato da divisioni e scissioni. Ed è proprio per questo che lancia un appello all’unità, accompagnato da una “chiosa” ottimista: «Siamo caduti, ma ci rialzeremo». Gli alleati, infine, non se la passano certo meglio. L’Udc non va oltre l’1,5%, dimezzando la percentuale del 2009 e confermando, in termini assoluti, il voto dello scorso febbraio. Fratelli d’Italia, invece, guadagna qualcosa rispetto all’anno scorso, ma è in netto calo in confronto alle Europee. La discrepanza tra le due votazioni domenicali ha, secondo Michele Barcaiuolo, leader del partito, «varie spiegazioni». Tra queste, l’exploit delle liste civiche. Montanini, ad esempio, potrebbe aver rubato più di un voto. La sconfitta della coalizione resta comunque innegabile: «Il centrodestra si deve interrogare su tutto quello che è successo negli ultimi mesi». Anche perché rispetto al trionfo renziano, la “sconfitta” Pd locale segnalerebbe «un’ampia insoddisfazione per la candidatura di Muzzarelli, che ha preso una “sberla incredibile”». Marcello Radighieri