Gazzetta di Modena

Modena

Muzzarelli vs Bortolotti comincia un match storico

di Davide Berti

Tracollo del Pd alle Comunali: rispetto alle Europee ha perso oltre 10.500 voti

27 maggio 2014
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Clamoroso. Clamoroso non per le attese della vigilia, che parlavano proprio di ballottaggio. Clamoroso in tutta la sua negatività per il Pd perché i democratici si presentavano all’apertura delle urne amministrative forti del grande risultato ottenuto alle Europee. Un tesoro, quello arrivato grazie al traino di Renzi, che il Pd modenese ha dilapidato voto dopo voto, scheda dopo shceda, elettore dopo elettore. Quegli stessi elettori che tra le Europee e le Amministrative hanno deciso di cambiare strada, di non guardare il verso del Pd, di non ingranare la marcia di Muzzarelli, di rispondere “picche” alla chiamata che la maggioranza di governo della città aveva fatto nelle ultime settimane.

Quello che si è concluso ieri con il primo turno non è il primo tempo di una partita. È una partita a sè, già finita, finita per il Pd e per Muzzarelli con una sonora sconfitta. Dalle Europee di domenica notte alle Amministrative di ieri sera il Pd ha perso dieci punti in percentuale, più di 10.500 voti in termini assoluti e Muzzarelli non è riuscito a fare da traino, per nulla. Anzi, ha perso. E anche tanto.

Basta un dato numerico per capire le proporzioni di uno scivolone difficile da spiegare, difficile da giustificare, difficile da digerire, difficile da controbattere con lucidità: i voti Pd alle Europee sono stati 53.736, quelli alle Amministrative 43.161. Senza “Se” e senza “ma”.

Le colpe in casa Pd? Decidete voi, ce n’è per tutti. Partiamo dal percorso per la scelta del candidato sindaco, iniziato con la Maletti in solitaria, dipinta come la peste, poi andato per le lunghe per aspettare il mancato arrivo di Stefano Bonaccini e arrivare, tra Natale e l’Epifania, alla scelta dell’altro candidato Gian Carlo Muzzarelli. Una scelta tormentata, nella quale Muzzarelli si è trovato costretto a dire «obbedisco».

Le primarie le ha vinte, le polemiche, anche qui, non sono mancate. Non certo per colpa sua, ma l’immagine che ne è uscita è quella di un partito che fatica a trovare una strada da percorrere. E si è visto cosa è successo.

Oltre a Muzzarelli ha perso anche un partito che sulla città non ha saputo governare le difficoltà. E nelle difficoltà è rimasto.

Per Modena, comunque, un risultato storico: mai la nostra città era andata al ballottaggio.

L’altro protagonista della giornata è Marco Bortolotti, il candidato grillino che potrà sempre dire di avere “rotto le scatole”, una volta per tutte, al governo storico della città. Ci riesce senza eccellere, con un risultato di Grillo quasi identitco a quello delle Europee: non aggiunge e non toglie, Grillo è al 16,3 per cento, perde anche tre punti e mezzo rispetto alle elezioni della Camera 2013. Ma è lui che si conquista il ruolo di sfidante, grazie ad una campagna elettorale onesta nella quale non ha mai alzato i toni.

Tutti demeriti del Pd? No, bisogna riconoscere che una controtendenza c’è stata e anche in questo caso è facilmente misurabile, sempre attraverso i numeri.

Adriana Querzè ha collezionato 6.755 voti, pari al 7,1 per cento. Quando si è candidata qualcuno rideva. È stata lei la principale fonte di problemi, è stata lei a fagocitare il maggior numero di voti al Pd.

Un Pd che non l’aveva proprio capita, un’altra appestata come la Maletti da tenere lontana, e alla fine si è visto l’effetto che ha fatto.

Poi non va trascurato il dato di Antonio Montanini. Partito in corsa quasi dal nulla con la sua lista Cambiamodena, per sua stessa ammissione «solo perché la Querzè non era candidata», ha raggiunto quota 4,3 per cento. Anche qui nessuno gli dava due lire. Anche lui, invece, proprio come Adriana Querzè, è stato ispirazione di voto disgiunto: una croce per lui candidato sindaco, una croce sulla lista di qualcun’altro, magari proprio il Pd. E qui si spiega ciò che è successo, anche in questo caso, per la prima volta: i voti di Gian Carlo Muzzarelli sono inferiori a quelli delle liste a lui collegate. Mai era accaduto.

La sconfitta in questa prima partita è ancora più pesante perchè nell’opposizione storica c’è stato un crollo. Giuseppe Pellacani, il candidato sindaco di Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia, si ferma al 12,5 per cento con il partito di Berlusconi che non va oltre l’8,6 per cento.

Dà la sua risposta Carlo Giovanardi, dove il suo Ncd, rispetto alle Europee, guadagna arrivando al 4 per cento. Poco per una senatore che da oltre trent’anni fa politica. Forse, ma si sapeva che storicamente pesava quello in termini di voti assoluti.

Modenasaluteambiente.it di Vittorio Ballestrazzi si ferma all’1,6 per cento, Flavio Novara non va oltre l’1,3 per cento nonostante il traino europeo di Tsipras che valeva 5 per cento.

Da ieri sera alle 23, insomma, c’è solo una parola: ballottaggio. Parola che va ammessa, che non va ridimensionata nelle proporzioni. È vero che si va al ballottaggio con 28mila voti di differenza a favore del Pd, è vero che c’è un abisso, ma è anche vero che arrivarci era assolutamente evitabile.

@dvdberti

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