Gazzetta di Modena

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Bonaccini ritrova la parola «Niente liti e li batteremo»

Bonaccini ritrova la parola «Niente liti e li batteremo»

Il segretario regionale: «Pd stia unito, aiutiamo Gian Carlo. I conti facciamoli dopo Paghiamo troppe divisioni interne al centro-sinistra» E tende la mano alla Querzè

29 maggio 2014
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Dopo la beffa di una vittoria al primo turno sfuggita in extremis per una manciata di voti, il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini striglia il Pd di Modena: ora occorre «evitare di guardarsi l'ombelico, guardare fuori e dare una mano a Muzzarelli». Non è insomma il momento per le polemiche intestine: la resa dei conti ci sarà ma solo dopo il ballottaggio. «Nei numeri un risultato c'è e dopo il ballottaggio una discussione bisognerà aprirla- avvisa Bonaccini- adesso però non è il momento delle divisioni interne, è il momento di fare squadra, di fare unità, di appellarsi alla città, di appellarsi a tutti perché al ballottaggio si riparte da zero a zero. Si chieda il voto per la guida di una città importante, la seconda città dell'Emilia-Romagna».

La festa saltata (per ora) a Modena è la mosca nel piatto ricco che il Pd dell'emilia-romagna si sta gustando dopo la chiara vittoria elettorale di domenica. Bonaccini non nasconde i problemi non risolti sotto la Ghirlandina («senza il ruolo nazionale, mi sarei candidato io», ricorda) e che hanno contribuito a quel risultato. Più delle primarie al veleno finite davanti ai garanti del partito, Bonaccini accusa le divisioni interne al centrosinistra, che hanno impedito a Muzzarelli di fare il pieno.

«Purtroppo rispetto alle altre città dell'Emilia-Romagna non si è riusciti ad evitare una divisione nel campo del centrosinistra e del Pd. La candidatura di Adriana Querzè obiettivamente ha pesato. Non ci fosse stata le cose sarebbero chiuse al primo turno».

E' proprio all'assessore alla scuola uscente, che non si è iscritta ai dem e ha optato per una corsa in solitario strappando un sostanzioso 7%, che si rivolge Bonaccini. «La stimo- dice il democratico- ma ho fatto fatica a capire una scelta che poteva solo danneggiare il centrosinistra. Ora mi suonerebbe strano se rimanesse equidistante tra un governo sicuro, di cui peraltro ha fatto parte, e un'avventura a 5 stelle».

Parma non è Modena e Modena non è Parma». Però Stefano Bonaccini, a due anni dal clamoroso successo di Federico Pizzarotti a Parma (primo sindaco M5s alla guida di un capoluogo), gioca l'esempio ducale per mettere in guardia gli elettori modenesi, che tra poco più di 10 giorni dovranno scegliere tra il democratico Gian Carlo Muzzarelli e il grillino Marco Bortolotti. «Parma ci dice: attenti che non sia un'avventura affidarsi a chi non ha nessuna esperienza e non ha una idea complessiva di un territorio», dice il segretario regionale del Pd.

«A Parma- sottolinea poi- le promesse più rilevanti non sono state mantenute». Secondo Bonaccini non sono un caso le prese di posizioni critiche nei confronti di Pizzarotti da parte di Beppe Grillo.

«Gli attacchi dei due 'guru' del movimento a Pizzarotti, che è stato massacrato, dimostrano che non basta dire 'sono nuovo' per potercela fare». Quanto a Bortolotti, è "una persona perbene", riconosce bonaccini, per il quale però l'onestà non basta, è se mai una precondizione. «Servono anche esperienza e competenza. E Parma dimostra che non è cambiato il mondo» col passaggio ad un sindaco del Movimento 5 stelle. (bil)