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Pighi: «Alle primarie il Pd non ha saputo fare la giusta sintesi»

di Davide Berti
Pighi: «Alle primarie il Pd non ha saputo fare la giusta sintesi»

Il sindaco e i 15 giorni di straordinario: «Non è un mistero che Querzè e Montanini abbiano pescato nostri voti»

29 maggio 2014
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Quindici giorni in più di lavoro in ufficio che aveva già quasi interamente smobilitato. Aveva mantenuto solo le ultime cose, per scaramanzia, ma nemmeno quella è bastata. Il computer è già nel suo nuovo studio in università, dove torna alla cattedra di diritto penale. Un “giorno dopo” diverso da quello che si immaginava anche per Giorgio Pighi.

Il sindaco è ancora sindaco, e lo sarà fino al 9 giugno: «Porteremo avanti l’ordinaria amministrazione, certamente non prenderemo decisioni politiche fondamentali per il futuro di Modena. Sapevamo che poteva capitare, noi restiamo a disposizione per tutto ciò di cui c’è bisogno. Siamo in carica a tutti gli effetti, non è detto che convocheremo altre giunte ma se ce ne fosse bisogno sarebbe ovviamente un dovere. La macchina deve andare avanti».

Anna, instancabile segretaria, continua nel vortice di appuntamenti. Pighi, tra uno e l’altro, si ferma a commentare uno spoglio che per certi versi ha avuto sensazioni simili. A cominciare dal luogo: «Io non mi sono spostato dalla mia stanza, sono rimasto ad assistere all’altalenarsi di questa sfida, ma è stata molto diversa da cinque anni fa».

In che senso?

«Le primarie sono importanti, non c’è dubbio. Ma devono essere anticipate e seguite da un percorso chiaro e di supporto che metta tutti nelle condizioni di lavorare nella stessa direzione. Invece le primarie che ha vinto Muzzarelli hanno lasciato dei problemi non risolti».

Quali?

«Sapete bene a cosa mi riferisco: o le primarie sono in grado di fare sintesi, altrimenti diventa uno strumento di scelta, legittimo, ma che crea una situazione che, se non gestita, rischia di rivelarsi controproducente».

Si riferisce solo al partito o anche all’esterno?

«Non sfugge che sia Querzè che Montanini siano andati a votare alle primarie. Il Pd ha la grande responsabilità della sintesi, e in questo senso è mancata».

I riferimenti sono tutti per il partito?

«L’ho detto anche nei giorni scorsi. Il Pd si muove davanti ad una platea che ha bisogno di un forte lavoro di costruzione del progetto. Il partito mai come in questi casi deve affiancare chi è in campo: questo significa, però, mettere tutti nelle condizioni di lavorare al meglio per il bene comune, affinando le varie posizioni».

Che cosa non ha funzionato?

«L’area del Pd conferma un messaggio forte sui temi europei, anche se questi non sono a stretto contatto con i cittadini nella vita di tutti i giorni, almeno nell’immediato. Dove entra in gioco il piano locale il Pd subisce le implicazioni che arrivano dai suoi elettori. È qui che il partito deve esserci, è qui che Muzzarelli dice “riallacciare i fili”».

Muzzarelli parla anche di criticità per il governo della città. Si sente chiamato in causa?

«Muzzarelli guarda avanti e non pensa al passato. Muzzarelli parla proprio di quelle scelte discusse, di quelle divergenze di valutazione che si sono ripetute nelle scelte da compiere».

Guardando le preferenze arrivate ai consiglieri Pd sembra di assistere, almeno nelle prime posizioni, ad una convocazione della sua giunta.

«Quattro miei assessori si sono messi in particolare evidenza. E se ci sono riusciti è grazie al consenso degli elettori, che significa che ne hanno apprezzato le doti tecniche e politiche. I risultati di Maletti, Poggi, Arletti e il consenso ottenuto dalla Querzè dimostrano la qualità delle persone e quanto abbiano fatto bene. Lo colgo come un segno di apprezzamento che mi riempie di gioia. Senza dimenticare anche lo stesso Trande, attorno al quale si è creato parecchio consenso. Tutte persone che potevano anche pensarla diversamente, ma sulla qualità e la capacità di fare sintesi sui progetti nulla da eccepire».

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