Gazzetta di Modena

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ModainMo/ Vacchetta Grassa custode di stile - FOTO

di Maria Vittoria Melchioni
ModainMo/ Vacchetta Grassa custode di stile - FOTO

In Canalchiaro l’artigiano Omar Baraldi perpetua la tradizione della lavorazione con concia vegetale

30 maggio 2014
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Il 1979 è solo una data di riferimento per la cuoieria "La Vacchetta Grassa” in corso Canalchiaro 44, di Omar Baraldi, e il perchè ce lo spiega Omar stesso: «Pensi di essere tu il protagonista aprendo un negozio, ma in realtà sei solo quello che è arrivato in quel momento particolare, ma quel lavoro esiste da secoli, comanda il materiale non comandi tu. Ci vogliono decenni per capire questo concetto, ma nell'attimo in cui lo fai, andarai sempre più a semplifciare. Intanto hai imparato a lavorare, hai imparato un mestiere e porti avanti quella che è una tradizione secolare».

Gli anni '70 sono stati una epoca molto vitale durante la quale si è andati alla ricerca delle vecchie tradizioni di cui si era quasi persa memoria. Una di esse era la lavorazione del cuoio sul nostro territorio. «La cuoieria era una tradizione millenaria per Modena, che è una città sorta e vissuta sull'acqua - racconta Omar - partendo dall'allevamento delle vacche, la manifattura, la lavorazione del cuoio e la sua "esportazione" effettuata proprio grazie ai numerosi corsi d'acqua (che permettevano di raggiungere Venezia e da lì mercati molto importanti). Tutti questi passaggi si facevano qui, sul nostro territorio. Nel dopoguerra questa tradizione è andata persa».

Com'è nato il suo interesse per il cuoio di vacchetta?

«Ho sempre sentito parlare del cuoio di vacchetta e quando mi è capitato di averne tra le mani un pezzo a concia vegetale, ho iniziato a lavorarlo, facevo la scuola d'arte ed è stato un instinto naturale. La concia vegetale rispetto a quella chimica, che serve solo all'industrializzazione del processo lavorativo, avviene in un mese contro un'ora dell'altro procedimento. La tecnologia è quella arcaica. Per perpetrare queste tradizioni non bisogna modificarle, ma semplicemente organizzarle».

Il suo laboratorio è un gioiello in centro storico.

«La mia scelta è stata quella di fare un lavoro di tradizione, più importante per la città che per me, e lo dico senza presunzione, mantenendo la dimensione originale di bottega aperta al pubblico. Unendo estetica e funzionalità, sviluppando quello che oggi viene definito lusso accessibile, offrendo il miglior prodotto intriso della nostra storia, al prezzo più corretto. In più sono anni che sto cercando di formare professionalmente una nuova generazione, ma il compito è molto arduo perchè ora si è troppo specializzati nei singoli passaggi produttivi e non si sa più creare nella sua totalità.O sanno solo di stile o di modelleria. Ci vuole una mentalità ampia e quindi sto cercando di riuscirci e dopo quattro anni, ho costruito la culla che è questo laboratorio, e spero di crescerci i giusti eredi. Dobbiamo abbellire il mondo, questa è la nostra filosofia. Michelangelo sosteneva che: "L'opera d'arte era già all'interno del blocco di marmo. Devo solo togliere il superfluo" - questo non è nient'altro che il fondamento di tutti i mestieri artigiani».

Non solo vacchetta però nei tantissimi articoli da voi proposti.

«Essendo una finestra modenese sul mondo, la nostra ricerca è continua e a fianco al cuoio di vacchetta, lavoriamo pitone, alligatore americano, anguilla e razza a concia Galuchat».

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