Agroalimentare, l’export vale 5,5 miliardi
Presentato il Rapporto dell’Emilia Romagna: crescita nel 2013 (+5,4%), calo della produzione
Cresce l'export dei prodotti agroalimentari emiliano-romagnoli che nel 2013 hanno raggiunto un valore complessivo di 5 miliardi 471 milioni, mettendo a segno un + 5,4% sull’anno precedente, a fronte di un aumento, su scala nazionale del 4,9%. Un dato tanto più importante se confrontato con il calo dei consumi interni in atto da alcuni anni. Il dato è stato fornito a Bologna in occasione della presentazione del Rapporto agroalimentare Emilia-Romagna, promosso da Regione e Unioncamere, che fotografa l'andamento dell'agricoltura e dell'industria alimentare regionale. «Siamo la prima regione per export agroalimentare in Italia, con una percentuale del 16%, dato che ci pone davanti anche alla Lombardia - ha spiegato l'assessore regionale Tiberio Rabboni - ma vogliamo crescere ancora, perchè abbiamo la più alta quota di prodotti Dop e Igp».
Nei campi comunque si fa sempre più dura. L'annata agraria 2013 ha registrato un calo del 3% della produzione lorda vendibile (Plv), dovuto al forte maltempo in primavera, alle frane e alla tromba d'aria nelle province di Bologna e di Modena. Nonostante tutto, però, l'agricoltura emiliano-romagnola vale 4,35 miliardi di euro: il valore aggiunto cresce dell'1,5% ma la redditività delle aziende scende dell'1,3% a causa dell'aumento dei costi fissi. La Plv della provincia di Modena si è attestata a quota 588,35 milioni di euro.
Per Rabboni la ricetta per competere sui mercati sta in un rafforzato gioco di squadra a livello nazionale: «Dobbiamo muoverci in sintonia con i recenti provvedimenti assunti dal Governo. È indispensabile che anche l'accordo di libero scambio tra Ue e Usa sia sulla falsariga di quello con il Canada che ha introdotto anche in quel Paese il riconoscimento dei prodotti a denominazione d'origine europei».
Anche per Maurizio Torreggiani, presidente di Uniocamere, «il primato dell'Emilia-Romagna nell' export di prodotti agroalimentari va considerato un punto di partenza. Sta a noi, come sistema territoriale, lavorare d'iniziativa per aumentare il numero delle imprese esportatrici aiutandole a cogliere le opportunità».