Ichino: «Ecco le norme per semplificare il lavoro»
Il senatore giuslavorista ha spiegato come verrà riordinato il settore: «Contratto a protezione crescente e ammortizzatori sociali da rivedere»
Riordino e semplificazione. Il professore Pietro Ichino ne parla da anni. E oggi il noto giuslavorista, in qualità di senatore, sta vedendo gradualmente nascere quella che è la sua idea di mercato del lavoro competitivo, capace di stimolare la domanda e di agire sulla offerta di lavoro, affinché al lavoratore sia garantito reddito, formazione e occupazione, che non necessariamente significa impiego “a vita” nella stessa azienda. Teatro per illustrare lo stato dell'arte, dal punto di vista normativo, è stato il dibattito che ha animato l'assemblea di Confindustria Modena ieri, che al Forum Monzani, ha visto la nascita della nuova associazione sotto la guida di Valter Caiumi.
«La destra e la sinistra – ha spiegato Ichino – si accapigliano sempre se agire sull'offerta di lavoro (idea della destra) o sulla domanda (come pensa la sinistra), per rivitalizzare il mercato del lavoro. Io penso invece che per stimolare la domanda occorre agire sull'offerta, eliminando gli ostacoli presenti sul mercato del lavoro, se vogliamo che si creino le condizioni per creare investimenti». Il professor Ichino ha ricordato come tre anni fa, proprio a Modena, aveva cominciato a parlare del codice di semplificazione del lavoro e di come ora quelle “chiacchiere” stiano diventando realtà. «Il decreto Poletti – ha proseguito Ichino – ha dato una prima spallata al muro che divide domanda e offerta di lavoro, relativamente al lavoro a tempo determinato. La nostra intenzione è di dare una seconda spallata, quella relativa alla disciplina del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, oggi sovraccaricato una impalcatura rigida. Come se il mercato del lavoro fosse una trappola. È inconcepibile, deve essere garantito il reddito e la possibilità di trovare in tempo breve lavoro». Riordino e semplificazione, dunque, sono le parole chiave, attraverso le quali raggiungere quello che Ichino chiama contratto di lavoro a protezione crescente.
«Che non significa – ha precisato il senatore rivolgendosi a Giorgio Squinzi, presidente nazionale di Confindustria – contratto unico. Si tratta semplicemente del vecchio contratto a tempo indeterminato che viene ri-disciplinato. Anche il lavoratore ha interesse ad avere un mercato del lavoro fluido. Con il decreto delegato puntiamo all'equivalenza tra contratto a termine e contratto a tempo indeterminato, che sarà più flessibile, con un'indennità di licenziamento a carattere crescente». Squinzi non ha negato la necessità «di procedere ad una ri-disciplina – ha detto il presidente degli industriali – del contratto a tempo indeterminato, con flessibilità, tanto in entrata, quanto in uscita. Perché le complicazioni levano competitività alle nostre imprese. La disoccupazione giovanile è al 46%, rischiamo di perdere intere generazioni di lavoratori». Ma accanto alla flessibilità ci vuole anche la sicurezza (il modello di cui parla Ichino da anni non a casa è chiamato proprio flexsecurity). E su questo il professore rivolge un appello agli imprenditori. «È inutile – dice – continuare ad utilizzare la cassa integrazione quando si è certi che non si riprenderà a lavorare, perché questo serve solo a mettere i lavoratori in freezer, senza contare che questo ci costa 20 miliardi di euro ogni anno. Bisogna attivare buoni servizi di ricollocamento. Costerebbe meno che mettere i lavoratori in cassa integrazione per anni e così si riqualifica la spesa pubblica. Questa è una vera rivoluzione. Un disegno ambizioso ma credo che ci siano le condizioni per arrivarci. È un occasione che non dobbiamo perdere».