Gazzetta di Modena

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una difficile continuità

Convenzione col 118 in bilico Si lavora per evitare il crac

I numeri, solamente i numeri. Quelli che ci sono e quelli che mancano nel bilancio degli ultimi cinque anni. E soprattutto quelli che potrebbero far saltare un’associazione di volontariato sanitario...

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I numeri, solamente i numeri. Quelli che ci sono e quelli che mancano nel bilancio degli ultimi cinque anni. E soprattutto quelli che potrebbero far saltare un’associazione di volontariato sanitario che in diciotto anni di vita è diventata un pezzo indispensabile dell’assistenza a Modena.

Dopo lo shock delle prime ore, in cui lo stesso Giovanardi aveva messo in conto di chiudere le attività, con il passare delle ore si fa strada nella sede di via S. Cataldo la consapevolezza che non è possibile buttar via le iniziative che si sono accumulate negli anni.

Non si tratta solo dei 6 dipendenti in attesa di stipendio da tre o quattordici mesi. Nè dei sei giovani in servizio civile, dei 70 volontari in servizio a turno sulle ambulanze e dei quasi 150 soci che danno una mano come possono. E neppure i quasi 60 ex dipendenti degli ex Cie che hanno scoperto all’improvviso di non avere le spalle coperte dai versamenti all’Inps per la pensione. Ci sono anche i cardini di una convenzione che garantisce al 118 più di 17 ore al giorno di pronto intervento, al Comune l’ospitalità e il ricovero protetto per una quindicina di donne uscite di casa dopo conflitti finiti a botte e minacce; e così pure gli accompagnamenti per i dializzati, per i malati cronici, l’assistenza nelle manifestazioni. E poi ancora la protezione civile, che negli ultimi anni dal terremoto all’alluvione hanno fatto vedere quanto fosse importante l’associazione e i suoi volontari.

Però alla fine contano i numeri. Per esempio i 4-5 mila euro al mese che sono il minimo indispensabile per pagare le bollette, il gasolio delle ambulanze, le assicurazioni.

Tutte spese che rappresentano il minimo vitale per una sede ospitata in un ex convento grazie a un comodato trentennale. Poi ovviamente ci sono le spese più importanti, gli stipendi dei dipendenti fissi che garantiscono i servizi fondamentali per le strutture.

E i debiti? Su questo si giocherà la scommessa per tenere in vita la Misericordia di Modena. Già ieri sono arrivati dalla sede nazionale della Misericordia gli esperti che cercheranno di capire come e dove e perché si è creato il pozzo senza fondo debiti che hanno colato a picco la gestione della sede modenese. E il futuro prossimo? È un equilibrio delicato in cui ognuna delle due parti ha bisogno di fidarsi dell’altra. Il servizio deve continuare nel rispetto delle convenzioni già sottoscritte da Ausl, Comune e 118. Ma questo presuppone, a sua volta, il pagamento regolare e la continuità senza scosse delle convenzioni in atto. Solo su queste basi sarà possibile poi consolidare e saldare i debiti pregressi. (s.c.)