L’ultima estate dei cappuccini a Pavullo
I tre frati rimasti andranno a svolgere altrove la loro missione, il convento sarà riutilizzato da un altro Ordine religioso
PAVULLO. I frati cappuccini salutano il convento. Entro i primi di settembre inizieranno a svolgere altrove la loro missione. La struttura del XIX secolo che li ha accolti finora ospiterà un altro Ordine religioso, più numeroso e che quindi potrà utilizzare al meglio gli spazi disponibili; questo avverrà per un periodo di prova di tre anni. La decisione è stata assunta dalla provincia monastica dell’Emilia Romagna che ha preso in considerazione la chiusura di cinque conventi sul territorio regionale. Uno è appunto a Pavullo. I tre frati presenti sono rimasti molto sorpresi: fino a qualche giorno fa si pensava che ulteriori aggiornamenti sarebbero giunti ad agosto e si sperava in un altro scenario. Lo stesso vescovo di Modena e Nonantola, Antonio Lanfranchi, s’era speso in prima persona a favore della causa: «Tutto quello che sarà nelle mie possibilità - aveva affermato il 13 febbraio - nel rispetto delle autonomie degli Ordini religiosi lo porterò avanti con fermezza e decisione». Cinque giorni prima era stato il sindaco, Romano Canovi, a lanciare un appello: «I frati cappuccini sono troppo importanti per Pavullo. Non solo per il ruolo spirituale all'interno della comunità religiosa, ma anche per la funzione sociale che svolgono da decenni. Speriamo di non perderli». I pavullesi avevano anche lanciato una petizione per non perdere una parte della propria storia: il Convento è stato realizzato nel 1846, ancor prima dell’Unità d’Italia, e da allora i frati cappuccini si sono presi cura delle necessità spirituali (e materiali) degli abitanti. Se l’impegno dei frati non è venuto meno, si è invece ridotto il numero: adesso sono tre i seguaci di Matteo da Bascio rimasti in una struttura in grado di ospitarne diverse decine. Colpa della crisi delle vocazioni che ha colpito anche il territorio dell’Alto Frignano. Le nascite sono diminuite e si è ridotto il numero di persone che decidono d’indossare la toga (in questo caso, il saio) e di mettersi al servizio del prossimo. Alcune parrocchie faticano a trovare un parroco. Argomenti che hanno persuaso il superiore maggiore e la provincia monastica a una decisione da “spending review”: nuovo utilizzo per conventi semivuoti e ricollocazione del personale, in questo caso frati presenti da decenni sul territorio. Persone che hanno fatto voto di povertà e obbedienza, ma uomini in carne e ossa, con sentimenti ed emozioni. A livello umano la decisione può provocare un senso di sofferenza in loro, anche se proseguiranno altrove la loro missione. Quando sono arrivati i loro fratelli “più grandi” c’erano ancora gli Este, ora siamo alla Seconda (se non Terza) Repubblica e sono passati quasi centosettanta anni. Le motivazioni storiche non sembrano però aver portato frutto: se non ci saranno novità di rilievo, questa sarà l’ultima estate per i frati cappuccini in quella che fino a oggi è stata la loro casa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA