Gazzetta di Modena

Modena

Morì in corsia: medici sott’accusa

Morì in corsia: medici sott’accusa

Chiesto il rinvio a giudizio per tre dottori e cinque infermieri per la morte del 63enne Gustavo Biagi

2 MINUTI DI LETTURA





Il 66enne di Piumazzo Gustavo Biagi morì il 20 febbraio dell’anno scorso all'ospedale Maggiore di Bologna in seguito ad un attacco cardiaco. Ma i familiari chiesero che venisse fatta luce sul decesso del loro caro. E dopo la causa da loro avviata contro l’Ausl, ora la procura di Bologna ha richiesto il rinvio a giudizio per tre medici e cinque infermieri coinvolti a vario titolo nel caso, con l’accusa di omicidio colposo.

Secondo l'ipotesi del pm Beatrice Ronchi, che si è avvalsa su di una consulenza medico-legale, medici e infermieri (del reparto di terapia intensiva cardiologica) hanno causato la morte di Biagi per aver disattivato senza motivo l'allarme che monitorava la condizione cardiaca del paziente e per non aver adeguatamente monitorato la situazione successivamente, quando Biagi ha avuto la crisi. Il 66enne soffriva di problemi di cuore e aveva infatti un defibrillatore interno che consentiva ai medici di tenere monitorata la situazione del paziente e, soprattutto, di essere avvertiti tempestivamente da un allarme nel caso qualcosa andasse storto. «Il ritardo dell'inizio delle manovre rianimatorie (eseguite comunque correttamente) - si leggeva nella consulenza - è stato determinato dal mancato allarme acustico che avrebbe tempestivamente segnalato l'arresto cardiaco, ma anche dalla scarsa sorveglianza da parte del personale medico-infermieristico presente in quel momento in Utic (Unità terapia intensiva cardiologica) di un paziente ad alto rischio, con defibrillatore interno disattivato. Tale ritardo ha sicuramente inciso sull'evento morte». Dopo gli avvisi di fine indagine, sono stati modificati alcuni passaggi dei capi di imputazione, ma il Pm ha comunque formulato per tutti e otto la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo. Dopo la morte del padre, i figli di Biagi e la moglie Maura, fecero causa all'Asl. Ieri la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Bologna.