Truffa, indagata la titolare del Carrobio
Finale. Sotto inchiesta la legale rappresentante della società proprietaria del castello di Massa. Sequestrati 1,2 milioni
FINALE. Un’indagine per truffa aggravata finalizzata ad ottenere erogazioni pubbliche e il sequestro preventivo di un milione e 200mila euro. Con questi atti la Procura della Repubblica sta andando a fondo di una vicenda che vede coinvolta E.R., legale rappresentante della società Il Carrobio, proprietaria del castello di Massa Finalese. L’inchiesta è partita da alcuni esposti (maturati anche nel corso di procedure fallimentari che riguardavano società riferibili all’indagata) dai quali emergevano alcuni elementi che hanno indotto il magistrato a bloccare il denaro in questione.
È accaduto, stando alla ricostruzione finora effettuata, che dopo il terremoto del maggio 2012 alcune società riconducibili a E.R. abbiano comunicato l’apertura di una unità locale proprio nel castello di Massa, pesantemente danneggiato dal sisma. Le comunicazioni risultano avvenute l’1 giugno e attestavano l’apertura di queste “unità locali” a partire dal 2 maggio 2012, quindi prima del sisma stesso.
Le società in questione sono cinque: la Società Cooperativa S.R. in liquidazione srl, poi fallita; la San Petronio srl; la San Nicolò srl; la Bellavalle srl; la società cooperativa Sofia. La Procura ha evidenziato come la società Il Carrobio, proprietaria del castello, abbia consentito che ciò accadesse senza avere la disponibilità giuridica dell’edificio in quanto sottoposto a pignoramento immobiliare già dal 1997 a seguito della procedura esecutiva per i debiti che la Sas aveva cumulato nei confronti di diversi creditori (la procedura esecutiva si è conclusa nei giorni scorsi con il pagamento delle somme dovute ai procedenti). Collocandosi presso il castello, le società acquisivano così una sede all’interno dell’area del cratere sismico e questo non è dettaglio marginale, come ha sottolineato la Procura nella richiesta di sequestro del denaro.
Dalle indagini è infatti emerso che la società S.R. aveva chiesto e ottenuto da un istituto bancario del territorio un mutuo di oltre 900mila euro per il pagamento di tasse e contributi; tali mutui, erogati a sostegno di chi è stato danneggiato dal sisma, sono garantiti dallo Stato.
Alla fine del 2013 sono arrivati all’Inps, da parte di società riconducibili alla famiglia di E.R. e a lei stessa, versamenti per somme non dovute, riguardanti periodi già saldati, ditte cessate o pratiche non esistenti.
In particolare, il denaro riguardava posizioni riferite alle società Il Carrobio, Mia Cinque e San Petronio srl.
Riguardo a questo, la Procura sta verificando se sia stato utilizzato per tali versamenti denaro ottenuto da erogazioni previste per legge a favore delle popolazioni terremotate che possano essere state concesse grazie alla creazione di unità locali a Massa Finalese. Il sostituto procuratore che segue l’inchiesta sta anche verificando se i versamenti di somme non dovute nascondessero fin dall’inizio l’intento di chiederne subito dopo il rimborso all’Inps stessa, accampando l’errore (richiesta effettivamente formalizzata nei primi mesi di quest’anno, poco dopo i versamenti); in questo modo l’indagata sarebbe anche rientrata in possesso del denaro versato. Ma quelle somme versate all’Inps e non dovute sono state sequestrate in attesa degli sviluppi dell’indagine.
Nel frattempo è stata, appunto, conclusa la procedura esecutiva relativa ai debiti insoluti e sono stati soddisfatti i creditori. L’indagine prosegue e le verifiche si starebbero allargando anche ad altre operazioni.
Saranno ora gli inquirenti a dover verificare se le somme in questione siano appunto frutto di operazioni illecite oppure no.
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