L’addio a Roberto: «Una morte assurda»
Marano. In tanti al funerale del 51enne ucciso a Bettolino. La figlioletta e la moglie in lacrime, presente anche il sindaco
MARANO. Ieri Marano si è stretta intorno ad Antonella Bianchi e alla figlia Elena nella messa di saluto a Roberto Ricchi, il 51enne maranese ucciso con nove coltellate venerdì 20 giugno. «Davanti a fatti come questi - ha detto nell’omelia don Alessandro Fini, parroco di Marano, rivolgendosi alla compagna dell’uomo e ai tanti presenti - ci si chiede perché. Perché uccidere per motivi futili? È la cultura che ci circonda a condizionarci tutti? C’è poco spazio per il dominio di sé, per la pacatezza? Non c’è un modo per evitare di esprimere liberamente le proprie pulsioni? Forse non ci sono risposte sicure, forse è per tutto questo». L’uomo che l’ha ucciso, Franco Gabbi, è ai domiciliari e restano tanti gli interrogativi da chiarire. I legali puntano dell’omicida puntano sulla legittima difesa, ipotesi che i legali dei familiari reputano poco credibile. Ancora da appurare a chi appartenesse l’arma del delitto e chi sia stato il primo a impugnarla.
Ieri in chiesa spazio invece al ricordo, semplice e sommesso, di un uomo che - secondo le testimonianze - non aveva mai creato problemi né fatto male ad alcuno. «Roberto si è addormentato in Cristo - ha aggiunto don Alessandro - gli auguriamo di risvegliarsi in Lui nel giorno della resurrezione». «Accogli Signore il nostro fratello Roberto - è stato ricordato dopo l’omelia - dona a lui la gioia di vedere il tuo volto. O Dio, fa che il dolore di questa famiglia possa essere lenito. Noi affidiamo a te Roberto perché possa vivere con Te nella tua casa». «Ti amo papà, resterai sempre nel mio cuore», ha scritto la figlia Elena nel santino distribuito all’ingresso. Alla cerimonia ha partecipato anche il sindaco, Emilia Muratori. «Un salmo ricorda che i nostri giorni sono come l’erba - ha ripreso il parroco - come i fiori del campo. La nostra vita è breve. San Paolo scrive che tutta la Creazione è sottesa alla caducità, come le foglie degli alberi. Non siamo eterni: qualche volta ci sembra di esserlo, soprattutto quando le cose vanno bene. Eventi come questi ci riportano però alla dura realtà. Conoscere e comprenderla è fondamentale per il nostro bene». «In un altro salmo - ha concluso don Alessandro - si chiede al Signore di riuscire a contare i nostri giorni e giungere alla sapienza del cuore. Serve la capacità di distinguere le cose importanti da quelle che importanti non sono. Comprendere cosa vale di più e cosa di meno. La nostra vita non è per sempre, l’amore del Signore sì. Su questo dobbiamo costruire tutta la nostra vita, sulla parola di Dio. Anche l’amore che mettiamo in pratica noi è per sempre. Le cose del mondo passano, l’amore del Signore e i nostri buoni gesti sono per sempre. Il Signore tolga da Roberto ogni macchia di peccato e l’accolga in Paradiso. All’amore del Signore affidiamo i familiari perché la fede e la speranza diano loro forza».
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