Fabbri: «Riportiamo funzioni e servizi per farlo vivere»
Quando si potrà parlare di nuovo centro storico? «Riteniamo che occorra pensare al centro storico in una logica di progetto strategico per lo sviluppo: stiamo parlando del primo centro commerciale...
Quando si potrà parlare di nuovo centro storico?
«Riteniamo che occorra pensare al centro storico in una logica di progetto strategico per lo sviluppo: stiamo parlando del primo centro commerciale naturale, non si può lavorare per singoli interventi. Su questo progetto devono essere coinvolti anche cittadini ed esercenti, perché anche loro devono fare la loro parte, e questo può accadere solo se c'è condivisione sia sugli obiettivi, sia sulle modalità per raggiungerli».
Il problema, però, è portare i cittadini incentro.
«Deve essere chiaro che l'attrattività di un centro storico non passa solo dagli eventi: le imprese commerciali, artigianali, di servizio devono vivere tutti i giorni. Occorre quindi individuare funzioni da riportare in centro al fine di riportare – con continuità - la gente in centro. Svuotandolo di persone che lo frequentano e lo vivono quotidianamente si è causato un progressivo impoverimento delle tipologie merceologiche, tanto che oggi resistono solo alcune tipologie: abbigliamento e dintorni in modo particolare. Quindi è logico pensare che facciano fatica a sopravvivere, con una fruizione che spesso si concentra al sabato o durante gli eventi».
Meno frequentazioni significano chiusure, e chiusure equivalgono a insicurezza.
«Collegate alle funzioni sono le scelte sui molti contenitori vuoti: cosa ci facciamo? Tanti appartamenti di lusso? Musei che non sapremo come mantenere? Non si potrebbe pensare, invece, ad incubatori per alimentare una nuova imprenditoria che riporta in centro funzioni, servizi e vita? Tale considerazione si lega a doppio filo al tema del caro affitti: anche se molte vetrine sono vuote, i prezzi non scendono. Il tema della sicurezza non va drammatizzato, sia chiaro, ma neppure banalizzato o sottovalutato: esistono zone ed orari in cui la percezione di rischio è un problema sentito e – come dimostrano anche recentissimi fatti di cronaca – tutt’altro che infondata. E le serrande abbassate certo non aiutano».
In quest’ottica di riequilibrio rientrano anche gli eventi.
«Ma devono essere progettati in modo da mantenere e valorizzare l'identità della città. È qui che entra in gioco la funzione della società di promozione del centro storico: Modenamoremio va bene, perché dobbiamo cercare di non disperdere le poche risorse disponibili, ma deve muoversi in raccordo costante con il comune per integrare le iniziative e renderle più efficaci».
Cosa vorrebbe vedere subito realizzato?
«La nuova Piazza Roma, ad esempio, che – idealmente – dovrebbe essere collegata a Corso Vittorio con l'Accademia. O il Piano Sosta, che il Comune dovrà essere disponibile a rivedere senza pregiudiziali, sapendo che il Novi Park c'è ed andrà usato, ma tenendo insieme un progetto complessivo che valuti dove mettere le strisce blu e dove invece prevedere disco orario, se e dove individuare altri spazi per il parcheggio. Ma, soprattutto, il tema dei parcheggi dovrà essere rivisto e ripensato all’interno di un piano del Traffico moderno e razionale, che sappia garantire adeguato accesso al Centro Storico a tutti, a prescindere dal mezzo utilizzato. A tale proposito segnaliamo nuovamente che il traffico in Isola Pedonale presenta criticità, più volte evidenziateci dai nostri associati». (d.b.)