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Tutti scalzi a San Michele per la storica processione

di Giovanna Frigieri
Tutti scalzi a San Michele per la storica processione

Si è rinnovato il rito ferragostano grazie alla parrocchia e a don Ermes Macchioni I fedeli arrivano anche da lontano e c’è chi partecipa ormai da sessant’anni

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Il giorno di Ferragosto si è ripetuta la processione a piedi scalzi con in mano una candela, organizzata dalla parrocchia di San Michele e da don Ermes Macchioni. La manifestazione religiosa si realizza ininterrottamente dal 1855.

La processione era stata ideata per chiedere un aiuto dalla Madonna contro la peste, che in poche settimane aveva mietuto decine di vittime. La peste, dopo la processione, scomparve. Da allora ogni anno la parrocchia continua a ricordare questo miracolo.

Prima della processione nella chiesa parrocchiale recita del rosario e, giunti all’oratorio della Madonna, a poche decine di metri, la celebrazione della messa. Tanti i fedeli che partecipano, alcuni interrompono anche le ferie; ci sono quelli che arrivano per la prima volta, altri da decenni.

«È la prima volta – ha detto Elisabetta Bondi che abita a Varana – che partecipo a questa funzione. Era da anni che dicevo di venire giù e stavolta finalmente si è avverato questo desiderio».

«Ho deciso – ha continuato Alessandra Discel – di partecipare per seguire la mia amica Elisabetta. Per me è stata una nuova esperienza e adesso capisco cosa si prova dal punto di vista religioso».

«Prendo parte alla processione – ha continuato Simone Galluccio che abita a Castellarano – dall’anno scorso.Il fatto di andare scalzi per me è un piccolo sacrificio ma la mia devozione alla Madonna mi fa sopportare il fastidio».

«Sono di San Michele – ha detto Anna Braglia – e seguo la processione tutti gli anni. Se sono in ferie, il 15 faccio il possibile di essere a San Michele».

«Abito a Sassuolo – ha continuato – Maurizio Bucciarelli - e sono diversi anni che partecipo alla processione. Ho deciso di farlo questo perchè in questi ultimi sentivo un richiamo spirituale più pressante. Di questa funzione mi piace il fatto di andare scalzi perchè è un segno di umiltà, quella che in tanti abbiamo perso».

«È 60 anni – ha detto Ornella Pifferi – che sono presente, perchè abito a San Michele. Non sono mai mancata. Quand’ero bambina ho seguito la funzione religiosa perchè ero obbligata dai miei genitori, poi quando sono un po' cresciuta perchè ne ho sentito il bisogno dentro».

«Ho vissuto a Sassuolo – ha aggiunto Antonella Vandelli che partecipa da molti anni - e da quando mi sono sposata vivo a Zola Predosa. Per arrivare da Zola Predosa a San Michele ci vogliono 45 minuti. Nonostante la lontananza, ho deciso di partecipare alla manifestazione religiosa per la mia fede».

«Ho conosciuto l’esistenza della processione – ha concluso Franco Monterumisi, marito di Antonella Vandelli - grazie a mia moglie. La processione è un modo per ricordare la Madonna. Il fatto di andare scalzi ci ricorda che la nostra vita è difficile e dobbiamo soffrire».