Gazzetta di Modena

Modena

LA PROPOSTA A MODENA

Unioni tra gay, il registro dietro l’angolo

di Marcello Radighieri
Unioni tra gay, il registro dietro l’angolo

Sinistra Pd e Sel entro settembre vorrebbero istituire la novità, ma la componente cattolica della maggioranza frena 
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17 agosto 2014
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Tra i “dossier”, termine di moda nella politica attuale, che il neosindaco Muzzarelli e la maggioranza si troveranno sul tavolo al ritorno dalle ferie, ci sarà anche il tema scottante del registro delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Tema molto caro alla Sinistra, compresa quella del Pd.

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Gli esponenti locali di Sel stanno infatti lavorando ad una mozione, da presentare congiuntamente al Pd, che punta ad ottenere la trascrizione, nei registri degli uffici anagrafici competenti, delle unioni civili celebrate all’estero. Un’iniziativa che rientra nella campagna lanciata a livello nazionale dal partito di Nichi Vendola, tesa ad ampliare il numero di città italiane che già prevedono tale riconoscimento - spiccano, al momento, Bologna, Napoli e l’apripista Fano. Un elenco al quale presto, forse già a partire da settembre, potrebbe aggiungersi anche Modena. Il condizionale, però, è d’obbligo. Su tempistiche e modalità, infatti, non si hanno ancora certezze definitive. «La mozione da presentare in consiglio comunale è già stata scritta, ormai un mese fa», assicura Andrea Bosi, segretario cittadino di Sel. Ma, al momento, non è stata depositata. «Abbiamo prima preferito coinvolgere il Pd, in una logica di coalizione, per capire se intendessero condividerla o meno». Il testo è stato quindi portato all’attenzione di Paolo Trande e Andrea Sirotti, rispettivamente capogruppo in Consiglio comunale e segretario cittadino dei Democratici. I quali, a detta di Bosi, si sono dimostrati piuttosto «disponibili e interessati». Trande, in particolare, si sarebbe preso l’impegno di affrontare la questione con i compagni di partito, e da Sel auspicano di poter presentare la mozione già a settembre. Il capogruppo Pd, da parte sua, conferma che «la mia opinione personale di cittadino e consigliere comunale è tecnicamente e politicamente favorevole all’iniziativa». «Ma – aggiunge subito dopo - non avendo ancora svolto il confronto necessario con la giunta e il gruppo non sono in grado di dire quale sia la posizione di sintesi dei miei colleghi». Ed è proprio qui che potrebbero manifestarsi i primi problemi. O almeno questo è quanto teme Bosi. «Il punto maggiormente problematico potrebbe essere l’atteggiamento della parte più “malettiana” del partito». Anche perché, nel frattempo, si sono già alzate le prime voci critiche – vedi articolo affianco, ndr. Su tutte, la critica più diffusa bolla la proposta come meramente simbolica - quando non “provocatoria”– e scarsamente impattante a livello quantitativo. «Anche se riguardasse un solo caso – replica in merito Bosi –è il principio che conta: il riconoscimento pubblico dell’esistenza di un legame tra due persone». La mozione, oltre a chiedere al sindaco di attivarsi per dare impulso agli uffici competenti, al fine di istituire un registro per i matrimoni omosessuali celebrati all’estero, lo invita anche a sollecitare il governo centrale a colmare il vuoto normativo che aleggia sulla materia. Perché, ricorda Bosi, «ovviamente il tema centrale è di competenza nazionale. Il Comune, però, nel suo piccolo, può mandare messaggi importanti». Un appello ad una legge nazionale che sembra condiviso dallo stesso Trande. «Il Pd e il governo hanno preso un impegno: varare in settembre una legge sulle unioni civili, sul modello tedesco o inglese spero che mostrino la stessa determinazione» esibita per le riforme costituzionali. L’iniziativa di Sel non rappresenta, comunque, una novità assoluta. Esattamente un mese fa, infatti, Adriana Querzé, a nome del gruppo consigliare “Per Me Modena”, presentava una mozione analoga. A pochi giorni dalla polemica scatenate dall’iniziativa delle “Sentinelle in Piedi”, l’ex assessore chiedeva - insieme al collega Domenico “Memi” Campana – al sindaco Muzzarelli non solo la trascrizione nei registri dei matrimoni omosessuali contratti all’estero, ma anche l’utilizzo, negli atti della Giunta, «del termine famiglia nella forma plurale di "famiglie" in coerenza con la Convenzione Europea Diritti Umani».