Deposito di amianto nella ditta Bianchini Riapre la valutazione
La ditta presenta nuovi atti e i termini ripartono Sarà una montagna alta 10 metri da 108mila tonnellate
SAN FELICE. La società Deaenne di Bruna Braga, moglie dell’imprenditore Augusto Bianchini, titolare della ditta in liquidazione, ha presentato una domanda di variazione urbanistica al progetto per realizzare un “deposito permanente di rifiuti contaminati da cemento amianto”. La variazione presentata il 4 agosto riguarda una modifica del Rue, un regolamento urbanistico comunale e comporta in concreto che dal 13 agosto si riaprono i termini per le osservazioni, che durano 60 giorni.
Nel frattempo il dibattito in paese non si interrompe, sull’opportunità di concedere la costruzione del deposito permanente proprio alla ditta cui viene imputata una vicenda che ha scosso la Bassa, in quanto, come noto, i materiali contaminati provenienti dalla ditta Bianchini sono finiti un po’ ovunque, sotto scuole, campi sportivi, campi di protezione civile, aziende nuove in ri-costruzione, centri commerciali... Augusto Bianchini si è sempre proclamato vittima di questa situazione: Nella domanda di Valutazione di impatto ambientale firmata dallo stesso Bianchini si legge ancora che l’azienda è stata «inconsciamente coinvolta nel ricevimento di materiale proveniente dalle demolizioni di strutture industriali in cui erano presenti lastre o frammenti di cemento amianto».
Circostanze che, assieme alla altrettanto delicata assunzione «all’insaputa», dopo il terremoto di personaggi vicini alle famiglie della n’drangheta cutrese trasferita in Emilia, avevano provocato l’esclusione dalla white list della Bianchini Costruzioni, cui ora il titolare attribuisce la crisi e la liquidazione. Sulla vicenda e sui suoi retroscena (a prescindere dai provvedimenti della Prefettura), è noto, hanno indagato tanto il Corpo Forestale quanto la Direzione distrettuale antimafia.
Le polemiche sul nuovo deposito sono acuite dai buoni rapporti tra la ditta Bianchini e gli amministratori comunali. L’amministrazione si trova oggi in un dilemma operativo e morale. Da una parte favorire la nascita risolutiva di un deposito-sarcofago permanente alto 10 metri, nella sede stessa della Bianchini in via dell’Industria, con lo stoccaggio di 108mila tonnellate di materiali contaminati, in parte già presenti in azienda, in parte da far arrivare (ad esempio i sacchi che “paralizzano” San Biagio) e con conseguenti polemiche e sospetti.
Dall’altro accettare che siccome la ditta è in liquidazione, non si potrà o vorrà far carico (di certo nell’immediato) dei costi altissimi di uno smaltimento ordinario presso siti esistenti. San Felice, comunque, non meritava, dopo il sisma, anche questo dilemma.