Gazzetta di Modena

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L'ALLARME

Avvolta nella plastica e portata in ospedale per paura dell’Ebola

Avvolta nella plastica e portata in ospedale per paura dell’Ebola

La modenese in aereo ha avuto una crisi di febbre e vomito Scalo nella capitale turca. Il ricovero e la quarantena

24 agosto 2014
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Da Modena alla missione di Abéché in Ciad e ora a Istanbul, in quarantena in ospedale, portata via dall’aeroporto come nel migliore dei film avvolta in un contenitore di plastica per eliminare la possibilità di ogni contagio. E.S., la modenese di 23anni, è diventata un caso.

Il timore che avesse potuto essere stata contagiata dall’ebola ha scatenato tutte le agenzie mondiali. L’Ansa l’altra sera ha subito riferito quanto scritto sul il sito del quotidiano turco Zaman. Si scriveva di una giovane donna italiana «con sintomi simili a quelli di Ebola. La donna era arrivata con un volo di linea dal Kenya e in viaggio si era sentita male». Secondo il giornale, prima della partenza dal Kenya alla donna era stata diagnosticata la malaria. I medici l'avevano autorizzata lo stesso a viaggiare. Si è imbarcata a Kano, una città dela Nigeria, su un volo della Turkish Airlines per Istanbul, portando con sè medicine anti-malariche. In volo aveva la febbre e ha vomitato per due volte, tanto che l'equipaggio l'ha portata in un locale speciale.

Fra i passeggeri si è diffuso il panico e il pilota ha chiesto alla torre di controllo dell'aeroporto Ataturk di mandare una equipe medica all'arrivo.

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Poiché la donna aveva sintomi simili a quelli di Ebola, i sanitari turchi l'hanno messa in un contenitore di plastica trasparente isolato e l'hanno trasportata in ospedale, per accertare se era stata infettata dal virus.

Ovviamente, hanno spiegato alla parrocchia di Modena, la ragazza non è rimasta sola. Il suo compagno, che era con lei in Ciad, la sta affiancando in questa sosta forzata in terra turca. E sempre da Modena hanno spiegato come la ragazza già non si sentisse bene, aveva già contratto la malaria e pertanto, prima che entrasse in una fase più acuta, si era pensato al suo rientro. Ma proprio su uno dei voli per il rientro è scattato un picco, una fase acuta con febbre e vomito. Forse dovuto proprio ad una reazione allergica ad un farmaco antimalarico.

Comunque sia, Farnesina e consolato subito sull’attenti. Come riferiscono le agenzie «il consolato italiano a Istanbul sta seguendo, assieme le autorità sanitarie turche, il caso della giovane italiana ricoverata in ospedale a Istanbul per sospetti sintomi di ebola. Fonti mediche turche sostengono che i disturbi manifestati dalla giovane - una volontaria, riferiscono fonti della Farnesina, che operava in Ciad e stava tornando in Italia facendo scalo prima a Kano in Nigeria (dove non sarebbe scesa a terra) e poi a Istanbul - febbre alta e vomito potrebbero anche essere attribuiti ad una reazione allergica ad un farmaco anti-malarico. In ogni caso per averne certezza ed escludere che si tratti di ebola si dovrà attendere, a giorni, l'esito delle analisi.

E.S. dunque è in quarantena, isolata in un reparto dell’ospedale Haseki Training and Research Hospital, come riporta la stampa turca, uno dei centri di riferimento nazionali sia per la clinica sia per la ricerca. in attesa di accertamenti che facciano chiarezza una volta per tutte e allontanino ogni spettro.

L’unica “assistenza” in loco quella del suo compagno e il supporto costante fornito dal consolato italiano. Intanto, nel mondo, è corsa contro il tempo per cercare nuove armi contro il virus Ebola.

Dagli Usa arriva una buona notizia: sono stati infatti sviluppati due anticorpi artificiali che proteggono dal virus ebola utilizzando come “calco” di partenza per dargli forma un anticorpo specifico anti-ebola di topolini.