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IL CASO

Sospetta Ebola/I genitori: presto potremo abbracciare la nostra Elisa

di Stefano Totaro
Sospetta Ebola/I genitori: presto potremo abbracciare la nostra Elisa

Domani gli esiti degli esami della 23enne che si è ammalata di malaria in Ciad La giovane è sfebbrata e parla al cellulare con la famiglia. L’aiuto del fidanzato

25 agosto 2014
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Ancora pochi giorni e l’incubo per Elisa S. sarà finito: Istanbul resterà una bellissima città da visitare in futuro mentre l’Africa, sempre e comunque, tanto nel bene quanto nel male, una grande esperienza di vita. Con ogni probabilità domani verranno resi noti i risultati degli esami e una volta per tutte lo spauracchio Ebola finirà in un cestino, il mondo saprà che non c’è nessun contagio, che quella febbre alta, il vomito e i capogiri altro non erano che comune e fastidiosa malaria.

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E così, fra qualche giorno ancora, lei potrà salire in aereo e ritornare a Modena, riabbracciare i genitori e gli amici della parrocchia di Santa Rita, che seguono da giorni le sue inattese vicissitudini. In Ciad, nel frattempo, restano i due 19enni modenesi che hanno contratto la malaria ad Abéché, dove si trova la missione dei Comboniani. Loro, assieme ad Elisa e ad una decina di giovani modenesi dai 18 ai 27 anni, facevano parte del gruppo di volontari modenesi, della parrocchia sia di San Faustino che di altre, andati in africa per una vacanza missionaria, un’esperienza di lavoro e di vita. Elisa, la giovane modenese di 23 anni, è tuttora ricoverata presso l’ospedale Haseki di Istanbul: è stata prelevata in aeroporto, collocata all’interno di un apposito contenitore di plastica affinchè rimanesse isolata e infine ricoverata in un’ala dell’ospedale, in quarantena.

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C’era il sospetto che il suo potesse essere un caso di Ebola: d’altra parte, proprio durante il volo, la ragazza aveva avuto una crisi acuta, con febbre molto alta e vomito, forse, come hanno riferito fonti mediche turche, causata proprio da una reazione allergica ad un farmaco antimalarico. Per non correre rischi, il volo, che era partito dal Kenya e che aveva fatto anche uno scalo a Kano in Nigeria, è stato fatto fermare nella capitale turca in modo che la malata sbarcasse e venisse sottoposta ad accertamenti. «Nostra figlia sta bene, l’abbiamo sentita al telefono e ora aspettiamo che torni per poterla riabbracciare - dice la mamma di Elisa - martedì ci saranno i risultati degli esami. Non ci resta che attendere». Contenta anche l’anziana nonna, al corrente di tutta la vicenda e che spiega come ogni preoccupazione sia andata via via scemando quando la sua “piccolina” ha chiamato i genitori al telefono raccontando cosa era successo. In effetti le condizioni di salute, dopo il momento di crisi, sono nettamente migliorate: la febbre, a quanto risulta, se ne è andata.

Oltre al supporto diplomatico del Consolato italiano, Elisa ha quello fondamentale del suo ragazzo, Giovanni, 23 anni, della parrocchia di Santa Teresa. Lui è sceso con lei, è rimasto a Istanbul. Ha fatto sapere ai suoi amici che la situazione è sotto controllo ma ovviamente è anche un po’ caotica, con difficoltà di comunicazioni col personale in ospedale che parla esclusivamente il turco e quant’altro.

Un secondo viaggio umanitario insieme, quello di Elisa e Giovani, quest’ultimo con un finale burrascoso finito sotto ai riflettori del mondo.