Gazzetta di Modena

Modena

il libro

L’ultimo superstite della X Mas «Vi racconto la mia storia»

di Michele Fuoco
L’ultimo superstite della X Mas «Vi racconto la mia storia»

Circa 440 pagine per raccontare l'ultima missione della Decima Flottiglia Mas nel libro "Orione 1943", pubblicato da Artestampa (euro 28), da oggi in libreria. Un volume molto atteso, in quanto l'auto...

29 agosto 2014
3 MINUTI DI LETTURA





Circa 440 pagine per raccontare l'ultima missione della Decima Flottiglia Mas nel libro "Orione 1943", pubblicato da Artestampa (euro 28), da oggi in libreria. Un volume molto atteso, in quanto l'autore è il 92enne Roberto Serra, ultimo superstite della Decima Mas (Motobarca Armata Silurante), comandata da Junio Valerio Borghese, processato e condannato poi per collaborazione con i tedeschi, personaggio noto anche per aver tentato nel 1970 in Italia un colpo di stato armato. I fatti si svolgono tra la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale (25 luglio 1943 /25 aprile 1945) e si fanno cronaca dettagliata narrata, anche con documenti, da Serra che, allora ventenne, fa fatto parte della squadriglia Orione.

Quale la posizione, dopo l'armistio dell'8 settembre 1943, della Decima Mas?

«L'annuncio dell'armistizio ci ha lasciato di stucco. Siamo tornati in caserma a La Spezia, pensando di dovere ricevere ordini, mai arrivati, dal Re e dal Governo. Disdicevole per noi andare al Sud e combattere con gli alleati, così abbiamo assunto con il nostro comandante Borghese un atteggiamento di ribellione e anche di vergogna per ciò che succcedeva. Una figuraccia. L'Italia non esisteva più. Era occupata dai tedeschi e dagli alleati. Cose difficili da capire e da accettare. Siamo rimasti al nostro posto fino al termine della guerra».

La missione compiuta dalla vostra squadriglia...

«Tre volte mi è stata assegnata una missione, per poi revovare l'ordine. Ma altri miei colleghi hanno fatto operazioni di successo, e negli ultimi mesi i reparti di superficie, i famosi barchini esplosivi, hanno compiuto una missione senza ritorno. Una dimostrazione di coraggio, di dignità. Da dire che una parte della Decima Mas era a La Spezia con l'intenzione di un'azione contro le navi inglesi e americane, poi annullata. Dopo la guerra l'incarico di eseguire lo sminamento del porto di Genova. È l'ultima missione militare».

Operazioni distruttive?

«Direi di sì con il reparto di superficie e i nuotatori che portavano le cariche alla cintura da collocare alle navi. Meno non con i "maiali", cioè i siluri pilotati».

Perché avete preso le distanze dalla Repubbblica di Salò?

«Perché il principio non era politico. Il nostro era un atteggiamento morale, sociale e militare. Ci siamo ben guardati dallo schierarci con la violenza dei tedeschi, tanto che, talvolta, le nostre azioni non erano concordate con loro».

Come ha vissuto questo periodo?

«Ero convinto di fare delle cose giuste, pur ponendomi il problema di sbagliare, come altri giovani».

Con il senno di poi, ritiene giusto quello che ha fatto?

«Mi sembra di aver compiuto quello che mi ha messo la coscienza a posto».

La sua appartenenza alla Decima Mas le è stata di aiuto o di ostacolo nel postguerra?

«Tutte e due. Di ostacolo per l'ostracismo. Eravamo i cattivi, i calimeri. C'erano famiglie che non mi facevano entrare in casa loro. Poi minacce di morte, lettere minatorie. Era avvilente. Poi ho ripreso gli studi e laureato in medicina con il massimo dei voti, diventando fisiologo e docente universitario».

Ma chi era Borghese ?

«Come comandante marinaro ha fatto cose straordinarie. Era un corsaro, valoroso. Le sue azioni meriterebbero un libro a parte. Ma c'era un po' di fronda nei suoi riguardi. Non ci andava molto che "formicasse" con i tedeschi».

Il tentato colpo di Stato tentato nel 1970 gli è stato fatale...

«Un colpo un po' ridicolo, improvvisato, con la guardia forestale. Mi piacerebbe capire ciò che lo ho spinto a tale gesto, perché è un'azione da operetta».