Per Richetti e Bonaccini comincia la caccia ai voti
Il parlamentare: «Renzi non mi ha mai ostacolato e ha condiviso la sfida» Il segretario del Pd: «Non mi piace chi si sposta su poltrone diverse»
Il giorno dopo la quiete deve ancora arrivare, la tempesta è ancora in atto. E non ci sono segnali di schiarita.
I sorrisi tra Matteo Richetti e Stefano Bonaccini sono di circostanza, e c’è addirittura chi si augura che ci sia ancora tempo per una mediazione che tolga uno dei due, o anche entrambi, dalla partita. Impossibile se Renzi non lo ha fatto fino ad oggi. Così si va avanti, cominciano a costituirsi gli staff perchè per girare la Regione in 28 giorni la strada è lunga.
Per capire l’aria che tira basta stare a Modena e vedere come la partita rischia di essere indecisa ma con Bonaccini in vantaggio.
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Muzzarelli, sindaco di Modena, non ha fatto mistero della sua preferenza per Bonaccini. Con lui anche altri sindaci come Stefano Reggianini, Castelfranco, e Alberto Bellelli, Carpi. Matteo Richetti ha dalla sua sindaci del distretto ceramico come Maria Costi e Massimiliano Morini da Formigine e Maranelo.
Bonaccini ha incassato il sì della maggior parte dei dirigenti del partito modenese, anche quelli che all’ultimo congresso avevano sostenuto Cuperlo che oggi si ritrovano con due candidati renziani, sebbene con storie diverse. Richetti compatterà la componente cattolica del partito per una sfida che, con queste caratteristiche, non si era mai vista. Molto, però, dipenderà anche dalle alleanze sulla base dei posti in lista (vedi articolo nella pagina accanto).
Le divisioni aumenteranno con passare dei giorni. Coinvolgeranno anche le giunte dei comuni più grandi: solo a Modena si profila uno scontro tra sindaco, Muzzarelli, e vicesindaco, Cavazza. Allargando il cerchio alla regione, le dichiarazioni di intenti dei dirigenti Pd sono per la maggior parte a favore del segreteraio regionale, che sta lavorando per il ritiro di Patrizio Bianchi e Palma Costi. Discorso più delicato per Matteo Richetti: se Roberto Balzani rimarrà in corsa toglierà voti soprattutto a lui.
Ieri è stata una giornata di esternazioni per i due contendenti. Matteo Richetti era ospite di Agorà: «Renzi non ha mai cercato di interferire in questa decisione di candidarmi. Credo che Matteo avrebbe preferito avermi a sostegno dell’esperienza parlamentare, nazionale, delle sfide che abbiamo davanti e che sono anche quelle che stavano caratterizzando il mio impegno. Ovviamente ha condiviso la centralità di questa sfida e mi ha detto: “Se credi che sia giusto fare questa cosa, è giusto che tu la faccia”. Come fanno due persone di quarant’anni che fanno politica insieme da un pò di tempo e si rispettano. Insomma, nessuno tentativo di farmi cambiare idea, se questa è la domanda».
In serata da Bonaccini è arrivato un primo attacco: «Io non mi sono voluto candidare in parlamento nel 2013, anche se potevo farlo con una certa dignità e forza, perchè volevo completare il mio mandato di segretario regionale». E poi, affonda il colpo Bonaccini, «non mi piace chi si sposta di anno in anno» su poltrone diverse. Parole che sembrano una risposta agli attacchi di oggi dell'M5s (vedi articolo qui sotto), ma che finiscono inevitabilmente per suonare come un attacco in piena regola allo stesso Richetti, che nel 2013 è stato eletto alla Camera lasciando il ruolo di presidente dell'Assemblea Legislativa. Non mi sento meno renziano di Richetti, nè di chiunque altro. Ma credo anche che non dovremmo dividerci sul cognome di un altro. Io semplicemente unisco più di lui. Con Matteo avevamo immaginato uno scenario diverso, ma un candidato è unitario se non ci sono altre candidature. Invece ci sono state, e non siamo riusciti a trovare una sintesi».
@dvdberti
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