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ECONOMIA

“Autunno caldo” con tanti posti a rischio

“Autunno caldo” con tanti posti a rischio

Arbe, Coca Cola, General Montaggi, Terim i casi più spinosi. La minaccia di licenziamenti coinvolge 4mila lavoratori

30 agosto 2014
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Crisi aziendali pluriennali, fughe all'estero, noti marchi internazionali o realtà imprenditoriali storiche che decidono improvvisamente di chiudere. Sono questi casi emblematici che potranno caratterizzare l’autunno in arrivo dal punto di vista economico e – di conseguenza – occupazionale.

I segnali, le vertenze aperte, ma soprattutto i dati non sono incoraggianti. La provincia modenese fa i conti con un tasso di disoccupazione che tocca il 10%, tre volte tanto maggiore se si osserva la disoccupazione giovanile. Sono migliaia, circa 4mila, invece i lavoratori interessati da procedure di cassa integrazione per crisi o procedure concorsuali (in questi anni è stato forte il ricorso da parte delle aziende al concordato preventivo).

E se vogliamo considerare un orizzonte temporale più ampio, le stime sulla perdita del lavoro, quel lavoro che poi non si ritrova, sono pesanti: secondo la Cgil modenese sono infatti 23mila i posti di lavoro persi in questi sette anni. E al di là dei numeri ci sono le vertenze. Alcune particolarmente significative, perché hanno come protagonisti noti marchi internazionali. È il caso della Coca Cola, che ha deciso di chiudere lo stabilimento di Campogalliano, aprendo la procedura di mobilità (l'anticamera del licenziamento) per tutti i 57 impiegati del sito modenese, nell'ambito di un più ampio piano di ristrutturazione del gruppo alimentare, che ha deciso di aprire la mobilità per 249 addetti commerciali, molti anche impegnati sul territorio emiliano-romagnolo.

Imminenti sembrano essere anche i licenziamenti, entro metà settembre, dei 26 dipendenti di Arbe Grafiche, realtà imprenditoriale storica del Modenese che ha fatto richiesta di aprire una procedura di concordato per cessazione dell'attività produttiva.

Delocalizzazione indigesta, invece, per la General Montaggi, l'azienda di Castelnuovo che, dopo diverse operazioni societarie con lo spostamento della sede legale in Romania, ha licenziato i 48 dipendenti; licenziamenti successivamente ritirati ma con tante difficoltà per attivare le procedure di cassa integrazione necessarie a salvaguardare l'impianto occupazionale.

Poi ci sono le vertenze storiche, come quella della Terim, che si sta trascinando da più di sei anni. I dipendenti non lavorano da tempo, percepiscono quel minimo di indennità di cassa integrazione ma la speranza di un possibile acquirente che salvi la società, dopo la fuga dell'imprenditore egiziano Farouk Khaled (che dopo mesi di trattativa ha firmato un accordo per la rilevazione dell'azienda e il suo rilancio, per poi sparire), sembra essere ancora lontana.

Felicia Buonomo