'Ndrangheta e camorra si spartiscono immobili e aziende Mappa interattiva dei beni confiscati in Emilia-Romagna
Secondo l’ultimo rapporto della Direzione distrettuale antimafia, cresce “l’attenzione dei clan campani nel ricco e produttivo tessuto economico della regione, dove investono le risorse acquisite attraverso le attività illecite”. E a muoversi è in particolare il clan dei Casalesi di Caserta Ecco la mappa open data regione per regione
Un tempo era un'isola felice l’Emilia-Romagna, terra tra l’altro di agricoltura, edilizia e turismo, tutti settori che fanno gola alle principali organizzazioni malavitose, che da tempo hanno spostato qui casa, famiglia e affari. In questa regione l’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati ha censito 112 beni sottratti ai circuiti illegali, 86 immobili e 26 aziende.
Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene (dati dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati)
Numeri destinati a crescere se è vero che i frutti delle inchieste giudiziarie condotte tra il 2012 e il 2013 arriveranno in futuro. Secondo l’ultimo rapporto della Direzione distrettuale antimafia, cresce “l’attenzione dei clan campani nel ricco e produttivo tessuto economico della regione, dove investono le risorse acquisite attraverso le attività illecite”. E a muoversi è in particolare il clan dei Casalesi di Caserta, “la cui presenza è stata segnalata anche nelle province di Ferrara, Ravenna, Parma, Reggio Emilia e Rimini” . La ‘ndrangheta, invece, è segnalata tra le province di Reggio Emilia, Modena e Ravenna. Il maggior numero di immobili confiscati alla criminalità organizzata insiste nella provincia di Bologna (21) appena sopra Forlì-Cesena.
I tentacoli di ‘ndrangheta e camorra su Modena e Reggio
“La provincia di Modena è caratterizzata da una rilevante presenza di ‘ndrangheta e di camorra, attive da anni sul territorio e oggetto di importanti operazioni di contrasto”: questo si legge nel rapporto “Le Mafie al Nord” dell’Università di Milano, presentato a luglio scorso dalla Commissione parlamentare antimafia . Eppure i numeri dell’Agenzia dicono tutt’altro, che in tutta la provincia di Modena non ci sono immobili confiscati alle mafie, ma solo due aziende, una nel capoluogo attiva nel settore agroalimentare e una a Formigine. E invece “sul territorio operano le famiglie di ‘ndrangheta dei Longo-Versace provenienti da Polistena (RC) e dei Nirta Strangio originari di San Luca (RC), a cui si affiancano i clan di camorra dei casalesi, dei Falanga di Gioia di Torre del Greco e i Fabbrocino di Napoli”. Secondo il rapporto, Modena “insieme a Reggio Emilia, rappresenta la provincia con la più alta densità mafiosa, in cui si riscontrano singolari atti intimidatori e sospetti rapporti tra crimine organizzato e politica locale”. Le confische definitive forse arriveranno. La novità è che la magistratura emiliana ha cominciato l’aggressione ai patrimoni criminali delle organizzazioni meridionali. Nel 2012 nel distretto di Corte d’Appello di Bologna (unico per tutta la regione) si sono registrati 18 procedimenti di sequestro e confisca, per un totale di 450 beni. Basti pensare che nel 2009 i beni immobili e mobili, compresi i conti correnti, oggetto di procedimento giudiziario erano appena 2 (Fonte: Banca dati del Sippi, Sistema Informativo Prefetture e Procure d’Italia . Recentissima ad esempio la notizia di cinque confische tra Modena (1), Castelfranco (1) e Nonatola (3), emersa grazie alla mappatura dei beni confiscati in regione, realizzata tra gli altri da Federica Terenzi, ricercatrice del Master in Riuso dei Beni confiscati dell’Università di Bologna
[[atex:gelocal:gazzetta-di-modena:modena:cronaca:1.9628467:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.gazzettadimodena.it/modena/cronaca/2014/07/21/news/cinque-immobili-confiscati-alla-malavita-1.9628467]]
Una delle ultime importanti operazioni è stata condotta il 9 aprile 2014 nei confronti della cosca Arena Nicosia, originaria di Isola Capo Rizzuto. Un patrimonio da 13 milioni di euro, composto da auto, conti correnti, appartamenti e aziende nelle province di Modena, Reggio Emilia e Bologna.
Meglio investire in periferia
Forlì è il comune con il maggior numero di immobili confiscati, 16, contro i 9 di Bologna. Per quanto riguarda le aziende, il capoluogo si riprende il primato (10), seguito da Ferrara (2).
In Emilia-Romagna sono presenti 26 aziende appartenute alla malavita (settimo posto in Italia), di cui 18 in gestione. In Riviera romagnola le mafie hanno agito nell’ombra, come sostiene il Gruppo Antimafia Pio La Torre, che ha effettuato un monitoraggio sui beni confiscati. I proventi del gioco d’azzardo, dello spaccio di droga e delle estorsioni hanno portato nelle casse delle cosche denaro sporco da immettere in altri circuiti legali, questa volta con la copertura delle cosiddette “teste di legno” . Il maggior numero di aziende confiscate in Emilia-Romagna operava (o opera ancora) nell’ambito delle attività immobiliari, dell’informatica e dei servizi alle imprese: 8 aziende su 26. Sei le aziende di costruzioni, 3 quelle commerciali. Sono 3 gli alberghi e i ristoranti: due ancora in gestione, a Bellaria Igea Marina e Cattolica, in riviera romagnola, e uno è uscito dalla gestione, a Pianoro (Bologna). Quest’ultimo con appenai 17mila abitanti è il terzo comune della regione per beni confiscati: 7, tra case, terreni e società.
La presente inchiesta è stata realizzata dal network di datajournalism Dataninja.it. Del gruppo di lavoro fanno parte Alessio Cimarelli, Gianluca De Martino ed Andrea Nelson Mauro, con il supporto di Andrea Borruso. L’inchiesta è nata nell’ambito di “Confiscati Bene” (www.confiscatibene.it), progetto partecipativo per l’apertura dei dati sui beni confiscati avviato nel corso del Raduno 2014 di Spaghetti Open Data e oggi sviluppato da un gruppo di lavoro composto da Dataninja.it, Monithon.it e Twinbit.it. Tutti i contenuti pubblicati suwww.confiscatibene.it sono rilasciati in Open Data con licenza CC-by 4.0 International, quindi liberamente riutilizzabili per qualsiasi uso. Le fonti dei dati utilizzate sono: Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), Relazione ANBSC 2012, Relazione del Ministero della Giustizia (4 dicembre 2013), Relazione Roberto Garofoli "Per una moderna politica antimafia" (23 gennaio 2014), Relazione sulle prospettive di riforma dei sistema di gestione dei Beni confiscati (Commissione Antimafia, 10 Aprile 2014), Relazione sul semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea (Commissione Antimafia, 18 giugno 2014), “Mafie al Nord”, relazione dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università di Milano (luglio 2014). Per segnalazioni è possibile scrivere all’indirizzo info@confiscatibene.it.