Posti di lavoro a rischio alla ex Casoni
La proprietà, che ora è il Gruppo Campari, mette in mobilità 52 lavoratori fra la Bassa modenese e la Sicilia
Quando alla ex Casoni di Finale fu annunciato il passaggio di proprietà le rassicurazioni non erano mancate riguardo la continuità produttiva e occupazionale. Era aprile, l'operazione è stata perfezionata a giugno e oggi, dopo poco più di tre mesi, l'annuncio di volere sostanzialmente chiudere una parte dell'attività, con conseguente mobilità per una cinquantina di dipendenti.
Siamo alla ex Casoni, produttrice di liquori passata negli anni da Mario Casoni ad Averna e ad aprile al colosso Campari. La società alimentare, infatti, ha fatto recapitare ai 52 dipendenti di Averna le lettere che annunciano l'apertura della procedura di mobilità e tra questi ci sono anche tutti i tredici impiegati della sede di Finale (i rimanenti sono dello stabilimento di Caltanisetta, dove rimarranno in forza solo quattro dipendenti).
Campari ha deciso di tenere aperta solo la parte relativa agli infusi: i 70 dipendenti della ex Casoni, realtà che è rimasta distinta rispetto a quella di Averna, non sono in alcun modo interessati dalle procedure di mobilità. Decisa invece la chiusura della parte relativa ad Averna.
Le voci giravano già da tempo circa un possibile ridimensionamento, ma non era mai arrivata l'ufficialità, giunta il 17 settembre, con le lettere di mobilità per i 52 dipendenti.
Il Gruppo Campari ha acquistato la storica azienda fondata a Caltanisetta più di 150 anni fa, e guidata per cinque generazioni dalla famiglia Averna, per 103,75 milioni di euro. Una operazione che ha consentito di puntare sul settore degli amari, limoncello e grappa, per crescere nei mercati europei e statunitensi. Nel 2013 il Gruppo Averna ha realizzato vendite nette totali per 61,8 milioni di euro (+3,1% sul 2012), rispetto a un totale di 1,5 miliardi fatturati da Campari. Il 40% circa delle vendite è rappresentato da Averna e l'11% da Braulio e Limoncetta. A nulla sono valse le rassicurazioni date dai manager del colosso alimentare al momento della operazione. Campari ha manifestato infatti la necessità di riorganizzare la rete commerciale, che si prende in carico, e ridimensionare di conseguenza il personale. Ieri i sindacati hanno chiesto all'azienda un incontro. Come di prassi ci sono 45 giorni di tempo per poter trovare una soluzione in sede sindacale: è dunque probabile che l'incontro – che al momento non è ancora stato fissato, visto che l'azienda non ha ancora risposto alla richiesta del sindacato – si possa tenere o in azienda o in Confindustria. Quindi si potrebbe passare alla sede istituzionale, probabilmente il ministero, dato che questa vertenza interessa anche più di una provincia lungo la Penisola.
Felicia Buonomo