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«La mia "cucina da sogno"? I tortellini di Bottura»

di Serena Arbizzi
«La mia "cucina da sogno"? I tortellini di Bottura»

Il pluristellato chef si racconta alla vigilia dello showcooking in terra emiliana «Il buon ristoratore? Quello che ama le materie prime e trasmette emozioni»

21 settembre 2014
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Ristoratori e appassionati di cucina di tutto il mondo, unitevi.Questa sera alle 19, al ristorante La Plaza di Formigine, arriverà il pluristellato Chef del noto programma tv Cucine da Incubo, Antonino Cannavacciuolo. Lo Chef, caratterizzato da un carattere che miscela alla perfezione l’accigliata simpatia con il calore del ‘suo’ Sud, terrà uno show cooking d’eccezione nel corso di una serata in suo onore. Il menu sarà realizzato e pensato per gli spettatori nei locali del ristorante, dove, a seguire si terrà una cena in onore di Chef Cannavacciuolo, il quale soddisferà la sete di sapere dei partecipanti sui retroscena della trasmissione, delle sue ricette e dei ristoranti che ha aiutato a ripensare in una chiave di successo. Questo, infatti, il format del programma Cucine da Incubo, in onda su Fox Life, condotto da questo simpatico burbero, o, a seconda dei punti di vista, dall’incubo dei ristoratori, così come è stato più volte definito.

In attesa dell’evento modenese, Cannavacciuolo ha accettato di raccontarsi alla Gazzetta

Chef Cannavacciuolo. Quali sono le caratteristiche principali che deve avere chi vuole raccogliere la sfida di aprire un ristorante?

«Per aprire un ristorante è fondamentale amare tutto quanto sta alla base della cucina: bisogna amare le materie prime, bisogna amare lavorarle ed esprimere attraverso di esse le proprie emozioni. Questo è per me il mio mondo, questa è la Ristorazione con la R maiusciola, questo tutto quanto di cui non posso fare a meno».

E quali sono gli ingredienti che deve contenere, invece, una trasmissione dedicata alla cucina, per essere attraente, visto l'abbondare di offerta mediatica in questo senso?

«Credo che un format come quello di “Cucine da Incubo” sia molto apprezzato non solo per il lato umano, ma anche perché mostra la realizzazione di portate stuzzicanti utilizzando materie prime di facili reperibilità. Così chiunque può avere l’opportunità di provare a riprodurle a casa. Chiunque voglia può sentirsi “Chef” per un momento. Questo programma avvicina la gente comune alla cucina, al mondo dei ristoranti, mostra come vengono usate le mani».

Spostandosi a parlare dei suoi gusti, quali sono i prodotti della tavola modenese che apprezza maggiormente?

«La mortadella… mi piace da impazzire, un panino alla mortadella… mi viene l’acquolina in bocca solo a nominarla. I tortellini di Massimo Bottura, poi, sono fantastici, legati all’amore per la tradizione, al ricordo di momenti d’infanzia».

Passando alla sua carriera, quando ha deciso di fare lo Chef e quando ha capito che poteva realizzare questo obiettivo?

«Sono cresciuto in un ambiente dove tra le mura di casa regnava la cucina, con le donne della mia famiglia intente nella lavorazione dei prodotti della nostra terra, la Campania, immersa tra mare e campagna…e poi mio padre, chef e professore della scuola alberghiera. La cucina mi ha sempre circondato. Ho sempre saputo che ne avrei fatto parte, era scritto nel mio destino. Inizialmente i miei genitori si opposero alla mia scelta, preferivano facessi un lavoro meno “faticoso” in termini di ore e sacrifici, ma io ho continuato, determinato, seguendo il mio istinto».

Qual è il suo piatto preferito?

Sono un bongustaio… e tra i tanti adoro “le melanzane alla parmigiana” di mia mamma.

La ricetta che le piace maggiormente cucinare?

«Non ne ho una in particolare…voglio bene a tutte le mie ricette allo stesso modo: ognuna rappresenta un ricordo, uno stato d’animo particolare, un’emozione, e non potrei mai preferirne una rispetto ad altre».

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