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Riparte la caccia, ma calano i cacciatori

Riparte la caccia, ma calano i cacciatori

In dieci anni il loro numero è dimezzato. Oggi sono circa 5mila e sono pochissimi quelli che hanno meno di trent’anni

21 settembre 2014
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Sono sempre meno e sempre più anziani. Ma sono ancora un "esercito" e oggi i cacciatori tornano a sparare. Parte la caccia alla selvaggina stanziale che coinvolge quasi 5mila doppiette modenesi, alle quali si aggiungono quasi 2mila cacciatori non residenti. Fino al 31 gennaio è possibile cacciare ad esclusione del martedì e il venerdì, con limitazioni a seconda del tipo di caccia e del periodo. Tra le novità di quest'anno spicca il divieto nelle aree colpite dall'alluvione del gennaio scorso della caccia alla piccola fauna stanziale come lepri e fagiani. Lo prevede il calendario venatorio della Provincia di Modena che indica le date principali dell'attività della stagione e le regole, oltre a riportare la cartografia delle aree alluvionate dove è vietato cacciare (il calendario è consultabile nel sito della Provincia).

DIVIETO NELLE ZONE

ALLUVIONATE

Come sottolinea Luca Gozzoli, assessore provinciale alle Politiche faunistiche, «abbiamo introdotto i divieti nelle zone alluvionate al fine di consentire un più efficace e rapido riequilibrio della fauna anch'essa duramente colpita dall'alluvione. L'attività venatoria, così regolamentata, consente una più efficace risposta alle esigenze di gestione, tutela e controllo dell'equilibrio faunistico. Per tutelare le colture agricole, inoltre, è indispensabile un'azione coordinata di selezione degli ungulati come stiamo facendo da alcuni anni con risultati positivi».

PIÙ VISIBILITÀ

PER LA SICUREZZA

In vista dell'apertura, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell'Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante, alla migratoria stanziale o di selezione).

Oltre ai divieti nelle aree alluvionate, tra le novità di quest'anno del calendario venatorio spicca l'obbligo di indossare indumenti a "visibilità alta" per i cacciatori alla piccola fauna stanziale e alla beccaccia che frequentano le aree dove si svolge la caccia collettiva al cinghiale che parte dal 1 ottobre. «Sono confermate, inoltre, le limitazioni al carniere per la caccia a diverse specie da tutelare come pernice rossa e allodola, mentre per la beccaccia nei mesi invernali sono previste sospensioni in caso di forti gelate; confermate per corvidi le regole per aumentare l'incisività del prelievo a tutela dell'agricoltura».

I NUMERI

DAL 2000 A OGGI

Dai dati del servizio Politiche faunistiche della Provincia emerge che il numero dei cacciatori è in calo negli anni (nel 2000 i cacciatori erano poco più di diecimila) e l'età media è sempre più alta: ora è di circa 59 anni, mentre solo il 5% degli appassionati ha meno di 30 anni. Oltre la metà dei cacciatori ha più di 60 anni.

Il cacciatore modenese in questi ultimi anni sta scoprendo la caccia agli ungulati rispetto alla tradizionale caccia a lepri e fagiani con il cane da ferma.

Il ricambio generazionale è lento ma tuttora in corso: la maggior parte dei cacciatori che si abilitano ogni anno, una cinquantina in media, è di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

RISPETTO DELLE REGOLE

E CONTROLLI

«Raccomandiamo ai cacciatori il rigoroso rispetto delle regole, soprattutto quelle a tutela della sicurezza dei residenti. Dalle chiamate e segnalazioni che riceviamo dai cittadini emerge che il problema più sentito resta il mancato rispetto delle distanze di sicurezza".

Lo sottolinea Emanuela Turrini, comandante della Polizia provinciale, nel ricordare che per il mancato rispetto delle distanze di sicurezza (100 metri dalle abitazioni, 50 dalle strade e 150 quando si spara in direzione di una abitazione o strada) è prevista una sanzione amministrativa di 206 euro.

Sul corretto svolgimento dell'attività venatoria sono impegnati in tutto 20 agenti del Corpo di Polizia della Provincia a cui si aggiungono, soprattutto in montagna, quelli del Corpo Forestale dello Stato; collaborano anche alcuni nuclei di Gev, Gel, guardie volontarie delle associazioni ambientaliste e venatorie e le tre guardie venatorie degli Atc.

Gli agenti controllano anche il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari).