Gazzetta di Modena

Modena

Tutti in fila per le tartine a base di cavallette

di Saverio Cioce
Tutti in fila per le tartine a base di cavallette

Degustazione con conferenza e dibattito per gli appassionati di alimenti a base di coleotteri e affini. Il valore proteico è uguale alla carne, ma cambia il sapore

21 settembre 2014
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Un bel piatto di cavallette con contorno di peperoni freschi? Un secondo di portata a camole al forno o saltate in padella? Per i più inappetenti locuste in pastella e per finire un bel dessert di crema di cioccolato accompagnato da camole di alveare.

Benvenuti al buffet di Entomodena, il salone delle meraviglie per gli appassionati di insetti che già ieri, nei padiglioni della polisportiva di Saliceta S.Giuliano ha totalizzato migliaia di visitatori tra gli stand di espositori, molti dei quali provenienti dall’estero. Tra loro chi veniva da più lontano era un libanese, che al consolato italiano di Beirut ha dovuto esibire l’invito fatto da Modena e altra documentazione prima di ottenere il sospirato visto turistico.

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Il piatto forte della manifestazione, è il caso di dirlo, è stata una conferenza sull’entomofagia, ovvero l’alimentazione a base di insetti. Se a qualcuno venisse un istintivo ribrezzo, avvertono gli specialisti del settore, bisognerebbe ricordare che in fondo tra lumache e rane anche i modenesi non se la passano male quanto a esplorazioni nei piani bassi del regno della natura.

«In fondo non c’è molta differenza tra pulire e mangiare un gamberetto e una cavalletta ben cotta» assicura entusiasta Mauro Ferri, già responsabile dell’ufficio Caccia e Pesca della Provincia e ora in forza all’Ausl per l’ufficio veterinario oltre che veterano del Gruppo Modenese di Scienze Naturali.

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Certo che ce ne vuole di coraggio per venire nella patria dei salumi e degli zamponi per proporre ai buongustai di casa nostra le meraviglie delle larve in scatola. «Non è proprio così - spiega conciliante Mauro Malmusi, presidente del gruppo - C’è anche un aspetto pratico, oltre che morale per diffondere la cultura alimentare che prevede l’apporto di insetti nella dieta. Tanto per cominciare questi insetti sono già parte della cucina tradizionale in varie parti del mondo: cambiano le ricette, ma non l’apporto proteico che è uguale a quello delle carni. Ma a differenza della bistecca va ricordato che il consumo di acqua e mangimi è molto inferiore. Per un chilo di carne di mucca servono 15 chili di mangime e 15 mila litri d’acqua, per locuste e simili basta un solo chilo, che può benissimo essere costituito da fogliame, radici o arbusti. E di acqua non se ne usa quasi nulla». Follie da naturalisti? Manie da vegetariani in crisi? Soluzione a un mondo con 7 miliardi di persone?

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In Europa Olanda e Belgio fanno da battistrada con leggi in materia di insect farms, allevamenti di insetti dove vengono specificate le regole di gestione per i produttori in modo da garantire salubrità e igiene dei prodotti commercializzati. E pure l’Inghilterra ha fatto altrettanto creando di fatto una sorta di centro produttivo di proteine da insetti nel nord Europa. Che poi tutto questo possa attraversare le Alpi e arrivare nella Pianura Padana è solo questione di tempo. A Milano per esempio già c’era un pub che assieme alla carta delle birre e dei vini offriva una carta di stuzzichini a base d’insetti, arrivati in confezioni sterili o surgelati già pronti per la cucina. Ma appena la cosa ha preso piede sono intervenute le autorità sanitarie che hanno fermato la somministrazione, in assenza di una normativa specifica.

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E il risultato finale è stato quello di una soluzione all’italiana: gli insetti per l’alimentazione umana si possono comprare via internet e cucinare a casa per gli amici ma non in un locale pubblico per i clienti. Di fatto l’unica insect farm italiana è una ditta che produce larve e mosche carnarie per i pescatori. Nel frattempo i naturalisti vanno avanti con le loro iniziative divulgative, non solo nelle mostre specializzate come quella di Modena, con conferenze e assaggi, ma anche nelle scuole e nei supermercati. E ora si fanno avanti anche gli allevamenti di formicai in plexiglass o di insetti stecco: costano poco, non sporcano e a differenza degli acquari si mantengono con poco, una manciata di rametti ogni tanto.