Gazzetta di Modena

Modena

san pietro

Un itinerario nella storia locale

Un itinerario nella storia locale

Grazie all’esposizione anche un viaggio virtuale tra le cronache dal Mille ad oggi

22 settembre 2014
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Le sei mostre allestite nell'occasione oltre a mostrare una scelta dei preziosi volumi provenienti da San Pietro illustrano anche le intricatissime vicende che hanno riguardato nei secoli scorsi questo prezioso patrimonio. «Spieghiamo - dicono i curatori Vincenzo Vandelli e Sonia Cavicchioli - per quali vie l'eccezionale biblioteca, le migliaia di documenti dell'archivio e i numerosi oggetti d'arte abbiano abbandonato il monastero e siano poi fortunatamente stati accolti nei luoghi partner della rassegna». Dunque, piantina della città alla mano e via in centro storico alla ricerca di musei e biblioteche, compiendo in questo modo un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio alla scoperta delle ragioni della dispersione e di autentici tesori d'arte e storia: antifonari e codici miniati, rare edizioni scientifiche, bellissimi testi d'architettura. Il monastero benedettino di San Pietro, fondato verso la fine del X secolo, accompagna la storia di Modena senza interruzioni. Luogo di spiritualità ma anche centro economico di grande importanza nel Medioevo e in età moderna, vive tra i secoli XV e XVI un periodo di grande fioritura culturale e artistica di cui conserva testimonianze monumentali ancora oggi visibili nella chiesa. «Come tutti gli edifici appartenenti a ordini e congregazioni religiose - continuano gli studiosi - nel 1798 viene però investito dalla violenza delle soppressioni napoleoniche: i monaci vengono allontanati, il monastero destinato a nuovi usi e la prestigiosa biblioteca e l'archivio appunto smembrati e dispersi. I dipinti destinati a formare o ad arricchire collezioni o nuovi musei. Nel tentativo di salvare la biblioteca e il museo dalla totale dispersione, il direttore dell'Accademia di Belle Arti e Ispettore generale di Pubblica Istruzione Luigi Cerretti, con l'architetto Giuseppe Maria Soli nell'Ottocento dispongono di trasferire il patrimonio dal Palazzo già ducale alla vicina sede dell'Accademia di Belle Arti. Il patrimonio librario segue le sorti di dipinti e oggetti d'arte: spostato in via Belle Arti viene registrato nell'obiettivo di essere destinato, secondo le ipotesi del Cerretti, a fondare la più importante struttura culturale e artistica della città composta da una galleria d'arte e, soprattutto, da una grande biblioteca sulle arti e le scienze destinata alla formazione dei giovani modenesi». Ma le mostre illustrano molti altri trasferimenti di materiali, una storia appassionante e complessa. Dopo l'Unità d'Italia anche l'Archivio del Monastero passò all'Archivio di Stato comprese 1392 preziose pergamene che si datano dal 996. E San Pietro continua a riservare molte sorprese: è di poco tempo fa il ritrovamento in chiesa di elementi in pietra con raffigurazioni vegetali e antropomorfe. Chissà come erano finiti murati in un arco. (s.l.)