Bonaccini: «Scommettere sulle unioni dei comuni»
Nella serata conclusiva della Festa dell’Unità poco pubblico per il dibattito con il candidato: «Semplificare e sburocratizzare devono essere le nostre forze»
Sarà stata anche colpa di Cornacchione, in concomitanza con il dibattito sul futuro governo delle città e della regione, ma la verità è che ieri, per la serata conclusiva della Festa dell’Unità del Pd che avrebbe dovuto lanciare Stefano Bonaccini verso le primarie di domenica, il pubblico è mancato. Poco più di cento persone. È lo specchio di quello che sarà domenica, cioè bassa affluenza ai seggi dei democratici? In molti sono pronti a scommetterci al punto che la preoccupazione, nel partito, è a livelli alti. Altissimi.
Bonaccini è arrivato quasi puntuale, accompagnato da Andrea Bortolomasi, uno degli uomini del Pd, consigliere comunale a Modena e tra le persone a lui più vicine in questa avventura.
Un saluto ai colleghi, la stretta di mano con Lucia Bursi che lo fa sedere per scambiare due chiacchiere in vista di domenica. Arriva anche Muzzarelli, una stretta di mano e via che si va sul palco, per l’ultima volta a Ponte Alto prima del verdetto scontato delle urne. E dire, guardando gli ospiti della serata, che Muzzarelli e Bonaccini potevano essere lì anche a ruoli invertiti. Ma questa è un’altra storia. Bonaccini, nel guardare al futuro, inteso come scelte di governo, pone subito l’accento su sburocratizzazione e trasparenza: «Dobbiamo unire le forze se vogliamo guardare avanti con consapevolezza e allo stesso tempo con determinazione. È tempo, anche qui, di scommettere su qualche fusione di comuni, per semplificare, sburocratizzare e unire le forze».
Sarà questo il passaggio più significativo di una serata dove Bonaccini è partito come un diesel, per scaldarsi nel finale.
Ieri Bonaccini era tornato anche sui temi caldi di questi giorni, come l’appoggio auspicato della componente richettiana: «Il programma che Matteo Richetti ha messo a disposizione ha molti spunti condivisibili. Alcuni sono già presenti anche nel mio programma, altri li farò miei».
Sa che il tema principale della gestione della Regione resta la sanità: «L’avanzo di bilancio che avremo a fine anno, indice per altro di buon governo della Regione, lo destinerò a stabilizzare un po’ di precari e a migliorare l’offerta, ad esempio tenendo aperte alcune strutture sanitarie di sabato e domenica. Ci tengo a dire che con Bonaccini presidente il Fondo per la non autosufficienza (mezzo miliardo) non diminuirà di un centesimo, non ci dormirei la notte sapendo che stiamo privando dell’assistenza un bambino o un anziano costretti su una carrozzella».
L’attacco della serata era stato sulle riforme: «La riforma del titolo quinto della Costituzione renderà ancora più necessario il raccordo tra Regione e sindaci. Io immagino una Regione con 5 aree vaste: Bologna, Romagna, Ferrara, Modena-Reggio, Parma-Piacenza». Detta da lui, che di sindaci sostenitori in Emilia Romagna ne conta duecento, ha certamente un valore: «Penso a una Regione che compete con i territori più avanzati dell’Europa e del mondo. Il nostro policentrismo non deve esaltare le differenze, ma le integrazioni. Se integriamo le nostre eccellenze nessuno resta tagliato fuori e l’Emilia Romagna non la batte nessuno. Nei prossimi anni avremo 2,4 miliardi di fondi europei, di cui oltre uno per l’agroindustria».
C’è spazio anche per l’attualità, dall’articolo 18 «sto dalla parte di un Jobs act che preveda un contratto unico a tutele crescenti. Questa sì sarebbe una novità assoluta, oggi abbiamo tantissimi lavoratori e tantissimi giovani che non hanno tutele», al lavoro come priorità: «Non mi rassegno all’idea che mia figlia debba avere meno opportunità, meno lavoro, meno benessere di quanto abbia avuto io e la mia generazione. La priorità è il lavoro: nei miei primi 100 giorni verrà scritto il Patto per il Lavoro insieme alle imprese e ai sindacati. Prometto a chi investe di togliere di mezzo la burocrazia che soffoca imprese e amministratori e a volte opprime più delle tasse».
In chiusura si parla anche di giunta e di scelte di squadra «con una apertura alla società civile in quello che sarà il gruppo di governo».
Parla già da candidato del Pd, Bonaccini. Anche quando guarda al suo potenziale avversario, Giulia Gibertoni del Movimento Cinquestelle: «Le faccio un in bocca al lupo, è una ragazza giovane che merita rispetto e sostegno». Con un pò di ironia sul metodo e sui 266 voti sufficienti per trionfare sui concorrenti: «Ognuno - ha detto - sceglie le forze che crede, ma continuo a pensare che rispetto a una consultazione online che riguarda qualche centinaio di persone sia preferibile chiamare a raccolta tutti quelli che vogliono venire. Sono convinto che avremo un pò più, io e Balzani, sostenitori di quelli che hanno scelto lei». Manca poco alla conta dei voti, poi due mesi a testa bassa per confermare il Pd.
@dvdberti
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