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Jamie McKendrick: «L’Italia è la culla del mio lavoro poetico»

Per quattro anni ha insegnato letteratura inglese all'Università di Salerno. Ora Jamie McKendrick a Oxford e, sabato alle 18, sarà con il collega Simon Armitage a Vignola. Come si pone, nel suo...

24 settembre 2014
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Per quattro anni ha insegnato letteratura inglese all'Università di Salerno. Ora Jamie McKendrick a Oxford e, sabato alle 18, sarà con il collega Simon Armitage a Vignola.

Come si pone, nel suo percorso poetico, l'esperienza italiana?

«La presenza dell'Italia è innegabile dal Vesuvio a Venezia. C'e' una lunga tradizione poetica inglese di attenzione all'Italia (se si pensa al "Paradiso degli esuli" in Shelley o alle foglie di Vallombrosa in Milton). Vorrei che l'Italia che ho percorso fosse meno nota, distante dai viaggiatori ».

Ama i classici italiani?

«Dante è una sorgente inesauribile. Per la poesia più recente, anche prima di conoscere l'italiano, mi avevano fortemente impressionato Ungaretti e Montale. Leopardi in traduzione inglese è stranamente indebolito. Ho dovuto imparare la lingua, prima di capire la sua grandezza e singolarità".

Il valore della traduzione di autori stranieri?

«C'e la speranza che traducendo qualcosa, quello che ammiri e ami attraversi la coscienza. Ma questo è un effetto quasi invisibile. In verità non vedo un'influenza decisiva su di me».

Scrive poesie in italiano?

«Come si può vedere dalle risposte in prosa, non sarei capace di scrivere una poesia in italiano. E' raro che si scriva una buona poesia nella propria lingua, figuratevi in una lingua straniera».

Quante raccolte di poesia ha pubblicato? E i temi?

«Sei raccolte e due hanno una tematica evidente. Il secondo libro ha a che vedere con i vulcani e gli effetti sismici.Nelpenultimo il tema è "Coccodrilli e obelischi" e gioca sul gergo italiano 'coccodrillo' cioè obitorio, ma ospita anche animali attuali. Il libro tratta della memoria pubblica, dei modi con cui commemoriamo o marmorizziamo i morti».

I modelli di riferimento ?

«Uno strano miscuglio che include Dickinson, Baudelaire, Osip Mandelstam e altri. Ma nel tempo i modelli non servono piu, magari sono interiorizzati: si deve affrontare il bianco, o il nero, da solo».

In Italia c’è attenzione alla poesia?

«Il poeta tedesco Hans Magnus Enzensberger ha detto che in ogni Paese c'è lo stesso numero dei lettori veri per la poesia, e ha dato qualche cifra arbitraria come 1354. Ha aggiunto che non importa se il paese è Islanda o gli Stati Uniti». (m.f.)