L’opera faraonica croce e delizia della giunta Pighi
Il progetto fortemente voluto dall’ex assessore Sitta tra ricorsi, strisce blu e un’affluenza sempre bassa
Novi Park e l'ex assessore comunale all'Urbanistica Daniele Sitta, un binomio che è difficile scindere se si fa la storia di questo sfortunato parcheggio da 1720 posti, costato molti milioni di euro.
Ma del resto l'ex amministrazione di Giorgio Pighi ne ha sempre parlato come di un grande fattore di sviluppo per la città della Ghirlandina e basta una ricerca nell'archivio dell'ufficio stampa del Comune per rendersene conto.
Sono centinaia i comunicati dedicati al Novi Park, a partire da quello datato 17 aprile 2009 con il quale si annunciava la costruzione del secondo parcheggio sotterraneo più ampio d'Italia. In molte di queste note ufficiali, fino alle sue dimissioni del febbraio 2013, compare appunto l'assessore Sitta che in tante occasioni ufficiali e non ha difeso a spada tratta l'operazione. Qualche esempio? Febbraio 2011, un anno e mezzo prima l'inaugurazione del 21 luglio 2012: l'ex assessore spiegava che «il Novi Park sarà un punto di svolta, permetterà a chiunque di trovare un posto libero in qualsiasi momento della giornata e di andare a piedi attraverso isole pedonali o con bus navetta nel cuore della città».
In effetti posti liberi ce ne sono eccome, a bizzeffe ogni giorno, ma evidentemente Modena Parcheggi al momento della firma con il Comune immaginava di vederlo pieno come probabilmente è stato solo in occasione di un paio di notti bianche e Festival Filosofia. Sempre Sitta, con il sindaco Pighi, il giorno dell'apertura al pubblico: «C'è molta soddisfazione per avere portato in porto un'opera che per dimensioni e bisogno è tra le più importanti degli ultimi decenni. Ciò dimostra la cultura di governo delle ultime due giunte». Si potrebbe continuare così anche perché era normale che gli amministratori pubblici che avevano messo la propria firma sotto la “rivoluzione” della sosta in città fossero soddisfatti della propria creatura. Ma i modenesi, evidentemente, invece non l'hanno mai digerita, come mai hanno digerito che con il Novi Park si fosse trasformata in strisce blu a pagamento mezza città.
Un giorno tra l'altro andrà anche compreso perché gli automobilisti lì vadano poco a parcheggiare visto che il sotterraneo se confrontato con altri parcheggi in giro per l'Italia è ben realizzato, ben protetto e dal prezzo molto basso. Ma forse è davvero troppo ingombrate per Modena visto che parliamo di 1970 posti complessivi, 1720 interrati per una superficie di 23500 metri quadrati per ognuno dei due piani, di cui circa 30 riservati a disabili, e 250 a raso in superficie. Ci sono anche 350 garage in vendita e questa è un'altra polemica che ci ha accompagnato negli anni perché nonostante il prezzo assolutamente concorrenziale ne sono stati venduti una ottantina a dir tanto. Non è finita, anche Italia Nostra in questi anni si è scatenata contro il parco. Nel 2010 l'associazione di tutela diretta dall'ex giudice di Cassazione Giovanni Losavio fece con altri ambientalisti un esposto-denuncia contro «la distruzione dell'ex ippodromo» per costruire il parcheggio. Seguirono anni di polemiche tra ambientalisti e amministrazione comunale, con la stessa Italia Nostra che tuonò anche contro il parco archeologico costruito sul tetto del parcheggio definendolo “Archeopatacca”.
Mettere in esposizione i ritrovamenti archeologici in ogni caso è costato 3 milioni di euro, con il presidente di Modena Parcheggio Roberto Davoli che nel marzo 2012 spiegava «all'inizio abbiamo avuto un po’ di preoccupazione, avendo investito nel parcheggio sotterraneo 33milioni di euro, ma tutti insieme abbiamo saputo cogliere l’occasione per creare valore aggiunto». Ora Modena Parcheggi ha deciso di dire basta: fatti i conti evidentemente ai privati non bastava riscuotere praticamente tutti gli introiti della sosta a pagamento di Modena. E hanno un retrogusto molto amaro le parole dell'assessore Sitta del 25 luglio 2012: «Ogni due mesi faremo, come prevede la convenzione con Modena Parcheggi, un monitoraggio degli incassi della società assegnataria. Se fossero più elevati del previsto abbiamo la possibilità di aumentare il canone che spetta al Comune».
Stefano Luppi