Scambiato per un altro: assolto 3 anni dopo
Lo studente universitario fu riconosciuto come un diffamatore che girava al Policlinico ma non era lui
La guardia giurata aveva visto le immagini della videosorveglianza con il giovane che seminava i volantini anonimi per diffamare un noto medico del Policlinico. E quando ha visto nel piazzale un giovane che per lui era una goccia d’acqua con l’altro ha chiamato la polizia. In quel momento per l’accusato è iniziato un lungo periodo angosciante che aveva solo a uno scopo: dimostrare di non essere il sospettato. Ieri, a tre anni dai fatti, il giudice ha riconosciuto che effettivamente non era lui, ma per arrivarci il suo difensore, l’avvocato Enrico Aimi, ha dovuto usare le strumentazioni software più nuove che dimostravano una chiara differenza antropometrica.
L’imputato per diffamazione è un ex studente universitario modenese che all’epoca studiava a Milano. Un giorno del maggio 2011 il giovane va al Policlinico accompagnato dal padre. Ha un appuntamento dall’otorino per una visita. I due parcheggiano e scendono dall’auto, ma appena fanno due passi arriva una guardia giurata che scruta il giovane. Gli dice di fermarsi. Chiama la polizia. Poco dopo arriva una pattuglia mandata dalla Questura che avvia le indagini.
Il giovane è accusato dalla guardia giurata di essere un “corvo” che sparge volantini diffamatori. In particolare, quello che ha seminato in un unico reparto fogli con dichiarazioni pesanti contro il primario, accusato di aver trasformato il luogo di cura pubblica in una specie di clinica privata. Tutto questo è avvenuto il sabato prima della Pasqua, quando all’ospedale di via del Pozzo non c’è quasi nessuno.
Una telecamera della videosorveglianza interna riesce a “catturare” bene l’immagine del volto di quel giovane mentre lascia in giro il volantino diffamatorio. E l guardia giurata vede l’immagine, la memorizza, finché vedendo il giovane universitario gli torna in mente e la fa combaciare. La Digos avvia un’indagine. La somiglianza tra i due giovani - quello dell’immagine e quello del parcheggio è notevole. L’indagato si rivolge allora all’avvocato Aimi che in passato aveva fatto scagionare due carabinieri di Sassuolo accusati del pestaggio di un clandestino proprio attraverso un video girato con un telefonino. E Aimi è tornato a cercare le più aggiornate tecnologie informatiche antropometriche. Attraverso una perizia è riuscito a dimostrare che tra i due volti c’erano forti discrepanze e che quindi l’imputato non poteva essere il distributore di lettere anonime. Di qui l’assoluzione.
Carlo Gregori