«Fermare la violenza alle donne»
Il Centro Documentazione lancia 10 linee guida per veicolare meglio il messaggio di prevenzione
Il linguaggio crea la realtà. Parole, proposte, interviste e mestieri diversi sul tavolo del seminario "Prevenire è… Comunicare la violenza di genere" di ieri pomeriggio nella Sala del Consiglio Comunale.
«L'impegno del Centro Documentazione Donna si è sempre inserito in un contesto culturale, dalle scuole all'uso delle parole nel quotidiano: il nostro progetto è partito nel 2012 dopo la ratificazione della Convenzione di Istanbul da parte del governo italiano», afferma Vittorina Maestroni in apertura del seminario, che ha concluso il progetto “Le parole per non dirla”, iniziative di sensibilizzazione e prevenzione della violenza contro le donne, a cura del Centro Documentazione Donna, con il patrocinio del Ministero per l'Integrazione.
Progetto concluso con la proposta di 10 linee guida che il mondo dei media dovrebbe seguire per una corretta comunicazione sul tema della violenza sulle donne. Ad esempio: applicare il diritto alla non discriminazione, riconoscere la radice culturale come motivazione, scegliere un uso non sessista dei contenuti, ricostruire la storia della persona oltre la notiziabilità, garantire il rispetto della dignità anche nelle immagini fino ad arrivare a un controllo approfondito delle fonti.
«Un altro punto interessante sarebbe quello di prevedere all'interno delle redazioni una figura professionale - dice Maestroni - che conosca bene queste tematiche così come ci sono esperti di finanza, sport o esteri».
Maestroni ha poi proseguito evidenziando che «Il campo semantico della violenza di genere si è ampliato sempre di più sino a comprendere quelli che potremmo definire neologismi come stalking o femminicidio: radice comune è la disuguaglianza di genere, abbiamo messo al centro l'opinione pubblica sul fenomeno».
Ecco allora le interviste per le vie del centro o al mercato: salta all'occhio la differenza nella percezione della violenza di genere da parte del pubblico maschile e di quello femminile. Un fenomeno sociale per i primi, un problema da vivere in prima persona per le seconde. «Questo lavoro è a disposizione sul sito www.pernondirla.cddonna.it: in una logica trasversale i risultati devono essere a disposizione come punto di partenza per altri progetti», conclude la Maestroni.
Uno sguardo a trecentosessanta gradi, quello del progetto, che ha presentato iniziative di vario tipo. In primo luogo l'educazione. Il kit per le scuole "Le parole (ri)trovate", che comprende 15 schede, una per ogni parola con il relativo inquadramento socio-linguistico, una piccola bibliografia, giochi ed esercitazioni da fare in classe, come spiega Serena Ballista del Centro Documentazione Donna. La parola passa a Monica Martinelli della casa editrice Settenove, che ha analizzato il fenomeno dal punto di vista dei libri per l'infanzia. «Sono moltissimi gli strumenti con cui creiamo l'identità di genere in questo campo: dai mestieri delle donne e degli uomini, alla caratterizzazione caratteriale a simboli più sottili come gli occhiali o la patente», afferma. Ma il progetto, in un'ottica più improntata sulla sensibilizzazione, ha toccato anche il mondo dello sport, come ha spiegato il giornalista sportivo Stefano Ferrari, che ha ideato una campagna in cui gli sportivi modenesi, dal calcio alla pallavolo, scendono in campo e dicono no alla violenza di genere. Elisa Coco dell'Agenzia Comunicattive ha presentato invece la campagna NoiNo.org: uomini contro la violenza sulle donne, coinvolgendo uomini di spettacolo e non e raccogliendo testimonianze da tutta Italia. Un taglio orientato al pubblico maschile: l'interlocutore da valorizzare nelle parole di tutti i relatori. Per quanto riguarda la comunicazione, invece, le giornaliste Daniela Ricci e Silvia Bonacini hanno sottolineato l'importanza della conoscenza del fenomeno attraverso linee guida che spaziano dalle radici culturali della violenza di genere all'uso non sessista nei contenuti: basta titoloni su raptus e passione, la conoscenza rimane superficiale e distaccata. Infine Roberta Mori, presidente della Commissione Parità nell'Assemblea Legislativa della Regione, che evidenzia l'importanza della legge 6 del 2014 per la parità, modellata sulla convenzione di Istanbul. Al dibattito è seguita una tavola rotonda moderata dalla giornalista Luisa Betti: ancora una volta, linguaggio e formazione in primo piano.