Gazzetta di Modena

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MIRANDOLA

Il lunario che ha fatto la storia

di Laura Solieri
Il lunario che ha fatto la storia

Fabrizio e Paolo Artioli sono gli editori del “Barnardon”: 135 anni di vita e aneddoti di Mirandola

29 settembre 2014
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Come sanno bene i contadini di ieri e di oggi, il lunario va appeso “in cusìna e in d'la stalla”, come si fa da 135 anni con il Barnardon, famoso lunario made in Mirandola, autentico documento di costume di un'epoca e di una cultura popolare, oltre che formidabile testimone delle vicende di questa nostra parte della provincia. Scritto interamente in dialetto mirandolese, Al Barnardon - da Antonio Bernardi, astrologo tutto fare, così bonariamente soprannominato perché grande e grosso - nasce tra la fine del 1878 e l'inizio del 1879, quando a Mirandola nessuno aveva ancora visto il treno.

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«Dal 1954 la testata è della famiglia Artioli: Leonardo, nostro padre, faceva il commesso presso il negozio di merceria, chincaglieria e pompe funebri di via Curtatone a Mirandola del signor Tullio Tioli, l'ultimo proprietario del Barnardon» raccontano i fratelli Fabrizio e Paolo Artioli che possiedono un archivio fotografico mirandolese di 10mila immagini, di cui 4mila pubblicate. «Leonardo insieme all'azienda - che diventò il negozio di abbigliamento "Leonardo" - rilevò anche la testata. Noi non siamo collezionisti, ma divulgatori e con noi collaborano tanti studiosi di Mirandola e collezionisti». La storia dei fratelli Artioli, che ora gestiscono la casa editrice "Al Barnardon" che si occupa di tutto quello che è tradizione locale, con una preferenza per il dialetto, si intreccia profondamente con la storia collettiva del paese dove sono cresciuti, grazie al padre Leonardo, un vero e proprio trascinatore di folle: «Nostro padre faceva il commerciante, ma questo era per lui un secondo lavoro: il primo era "organizzare qualcosa"» sorridono i fratelli, mostrandoci le foto della vecchia Mirandola e dei suoi personaggi più popolari.

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Del Barnardon ogni anno ne vengono stampate 8000 copie e dal 2010 è sbarcato su internet con un sito che vuole essere l'evoluzione naturale del lunario, in cui trovano spazio scrittori, poeti, pittori, scultori. «Tante le foto strane e particolari che ci sono passate tra le mani in questi anni - ricordano Fabrizio e Paolo - Tra queste, una di un carnevale del 1903 a Mirandola che ritrae un solo carro tirato da due cavalli, con due persone sopra in costume e attorno una folla di gente in tabarro in piazza Costituente, che allora non si chiamava così. Mirandola è fatta di personaggi - raccontano gli Artioli - Tra questi, al Limunar che negli anni Sessanta con la sorella aveva un banchetto in via Curtatone e vendeva limoni, elastici, naftalina e il Barnardon! E come non ricordare La Postina, una signora che aveva un piccolo negozio di giocattoli in via Roma e come lavoro alternativo faceva la fotografa, soprannominata così perché suo marito lavorava alle poste».

E poi ci sono le foto bizzarre delle società ludiche di una volta, come la Società della Scimmia e la Scacciapensieri, foto di gruppo in cui ci si faceva ritrarre in atteggiamenti giocherelloni. Un album di foto che dalla fine dell'Ottocento arriva ai giorni nostri per continuare a documentare Mirandola e i suoi abitanti. «Alcuni ci paragonano a Frate Indovino - concludono i fratelli - Il lunario va di moda oggi come ieri, perché i contadini per le vendemmie, le raccolte e per imbottigliare guardano sempre la luna"».

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