Gazzetta di Modena

Modena

Anche a Modena la stessa omertà di Brescello

di Libera Modena

30 settembre 2014
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Li. bera Modena si associa alle voci di Libera Reggio Emilia e Libera Emilia Romagna che con i loro comunicati hanno voluto con forza denunciare come inaccettabili le dichiarazioni del sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, rese ancora più pesanti dall'intervista rilasciata da Ermes Coffrini, padre di Marcello e sindaco del paese per quasi vent'anni. Dalle sue parole emerge un quadro ancora più preoccupante sia per sottovalutazione sia per colpevole negazione della presenza delle mafie sul territorio. Derubricare fatti estorsivi a storie di corna è gravissimo. Sostenere che a Brescello non c'è mafia è depistaggio civile. Ammettere che Grande Aracri ha lavorato a casa del sindaco e si è comportato bene è offesa ai lavoratori onesti.

Bene fanno quindi i coordinamenti di Libera Reggio Emilia e il coordinamento Emilia Romagna a chiedere le dimissioni di Marcello Coffrini. Vogliamo ricordare alla famiglia Coffrini che Brescello da tempo non è più un' isola felice. È diventata piano piano, mentre loro la governavano non negando il saluto e una stretta di mano a nessuno, neanche ai mafiosi, un fortino della 'Ndrangheta emiliana. Ci sono le indagini giudiziarie a svelarlo, ma c'è un aspetto molto più sottile che conferma le attività degli investigatori. Sono le reazioni riprese dai bravi giornalisti di Cortocircuito a raccontare cosa è divenuto Brescello e la provincia di Reggio Emilia e la regione tutta. Indifferenza, silenzi, negazioni, persone che paragonano la mafia a Robin Hood. Se tutto ciò fosse avvenuto in Sicilia o in Calabria, se fosse stato un sindaco del Sud a lodare la buona educazione di un mafioso avremmo gridato all'omertà. In Emilia proviamo ad utilizzare acrobazie lessicali. Ma di quello si tratta, di omertà. Dettata da paura, ma più spesso da convenienza. Questo è Brescello, questo succede a Reggio Emilia. Ma Modena non si senta assolta. Non basta un cartello che delimita una provincia a tenere lontano il problema. Anche perché fatti simili sono già avvenuti nella nostra provincia circa due anni fa.

Tanto per fare qualche nome: Serramazzoni, l'allora sindaco Luigi Ralenti, la sua giunta e Rocco Antonio Baglio, arrivato a Serra come soggiornante obbligato e tenuto sotto controllo dall'antimafia. Anche qui relazioni pericolose, appalti gestiti in famiglia, caffè e strette di mano, e tanta omertà. Il processo che riguarda questi avvenimenti è ancora in corso a Modena seguito da pochi coraggiosi e instancabili cittadini del paese dell'Appennino modenese che dopo questi fatti hanno voluto costituire il presidio Libera del Frignano.

Libera Modena ritiene doveroso mettere in relazione queste storie, come anche i bui episodi in odore di mafia relativi alla ricostruzione nella Bassa modenese con aziende locali ritenute infiltrate dalla 'Ndrangheta. Perché solo la lettura globale e sinergica ci può dare il quadro veritiero delle condizioni in cui versa il nostro territorio. Chiediamo quindi alla buona politica occhi attenti e coscienze pulite e ai cittadini il coraggio di guardare le cose in faccia e di chiamarle con il loro nome. Solo così si potrà sperare di scovare e sconfiggere le mafie emiliane.