Gazzetta di Modena

Modena

il caso

Consorzio Fit, il buco allerta la Regione

Consorzio Fit, il buco allerta la Regione

Scoperti i mancati pagamenti, Bologna ha bloccato 160 mila euro per l’ultimo biennio. Tfr a rischio per i dipendenti

30 settembre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





Una lunga catena di inadempienze, mancati pagamenti e guai amministrativi segnano l’ultima fase di vita del Consorzio Fit, nato nel ’96 con solide basi a Modena e ora sotto inchiesta da parte della Regione Emilia Romagna.

La ragione? L’ente di formazione professionale con solidissime radici a Modena non paga dipendenti, docenti, collaboratori o fornitori. O meglio, li ha pagati a singhiozzo e accumulando mancati pagamenti per una cifra che di giorno in giorno si sta gonfiando, mano a mano che i protagonisti della vicenda si mettono in contatto gli uni con gli altri. Facile che oltre ai 200 mila euro che a spanne potrebbero rappresentare le inadempienze in corso di accertamento, il deficit potrebbe allargarsi a dismisura visto che sono a rischio anche alcune liquidazioni di ex dipendenti.

«Noi controlliamo i progetti e paghiamo per stati di avanzamento riservandoci i controlli sulla correttezza dei pagamenti - spiegano i responsabili della Formazione Professionale in Regione - Per questo, viste le irregolarità di Fit, abbiamo sospeso l’accreditamento dell’ente dal 19 settembre scorso. In più dei 120 mila euro dei progetti del 2013 ne sono stati pagati solo 79 mila mentre altri 40 mila sono bloccati in attesa degli accertamenti. I 120 mila per il 2014 sono stati sospesi a tempo indeterminato, non abbiamo versato nulla; i controlli sono partiti nel 2012».

Comprensibile l’imbarazzo di Bologna, vuoi perché tra i padri del Consorzio, che in passato ha avuto tempi migliori, c’è l’ex assessore regionale Sergio Nigro, modenese, vuoi perché tra i tredici soci che si sono avvicendati nella compagine societaria ci sono aziende prestigiose con Dasco e System, ma anche l’istituto Corni e altri istituti tecnici, oltre a università e Nuova Didactica.

In un carosello di entrate e uscite, sempre più veloci nell’ultimo biennio, tra i nuovi soci ci sono microsocietà di formazione da tutta Italia: Folimpopoli, Guastalla, Milano, Foggia e Reggio Emilia. Ora le Regione sta cercando di moltiplicare i controlli, monitorando spese e fatture. Al vertice del Consorzio Fit non c’è più il presidente storico ma ci sono due dipendenti che devono fornire i rendiconti ogni volta che ricevono una richiesta formale da Bologna. Basterà tutto questo a evitarne lo scioglimento? La Regione non esclude questa misura estrema se l’inaffidabilità dovesse essere dimostrata dai debiti e dai mancati pagamenti. E gli attestati ai frequentatori? Chi non li ha ricevuto può chiederli all’assessorato alla Formazione Professionale a Bologna.

Saverio Cioce