Chiude la Toscana osteria dei famosi tra Lauda e Pavarotti

di Gabriele Farina
Chiude la Toscana osteria dei famosi tra Lauda e Pavarotti

In cucina si sperimentavano e proponevano ricette nuove, svincolate dalla tradizione. Maniero fu arrestato in sala

24 dicembre 2014
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Il carattere di Niki Lauda e l’arresto di Felice Maniero. La grazia di Mariangela Melato e il carisma di Luciano Pavarotti.

Le mura dell’Osteria Toscana potrebbero raccontare migliaia di storie. Testimonianze ora velate di malinconia. Dal 2015, infatti, la famiglia Bachechi lascerà lo storico locale di via Gallucci. C’è già un potenziale compratore: l’imprenditore d’origine marocchina Hassan Rady, intenzionato a mantenere la tradizione. Il futuro è in divenire, il passato pieno di ricordi.

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«Siamo stati la prima pizzeria di Modena» racconta Domizio, testimone privilegiato di circa cinquant’anni di storia modenese. All’inizio il locale era una rosticceria, specializzate in krapfen senza ripieno.

«Abbiamo compiuto diverse ristrutturazioni - continua - la prima con la Secchia Rapita, poi abbiamo deciso di essere solo un ristorante». Cambiò anche il nome. «Fu Teresa Blondi a suggerire “osteria”, perché andava di moda. La porta è stata fatta con legno del ‘600 della chiesa di Polinago». Domizio è divenuto un’istituzione nel locale illustrando i piatti ai suoi clienti.

Andava al mercato ogni mattina, poi con lo chef Iliano Bachechi, iniziava la fase creativa. «Aveva il tocco magico». Risotti all’hawaiana con ananas o alla fascista con funghi e salmone. Quaglie con pinoli e verdura. Cornucopia con zabaione al nocino. Crepe con tartufo, parmigiano reggiano.

«Una volta abbiamo cucinato carne di orso, un’altra di castorino, che poi era la nutria. Appena l’abbiamo scoperto abbiamo smesso di cucinarla». Oltre alla cucina, sono i personaggi che vi hanno “abitato” ad aver creato una porzione di storia modenese.

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«Le sale sono piene di ricordi. Ho in mente ancora l’arresto di Felice Maniero. Era un sabato sera. Sono entrati due tipi nella sala, mi sembravano banditi. Poi è entrato un terzo uomo con una pistola e s’è avvicinato alla colonna. I due gli hanno svuotato la borsa per vedere se Maniero aveva armi, poi l’hanno arrestato. Gli abbiamo detto che almeno potevano farci pagare il conto. Ha saldato la Questura, lasciando diecimila lire di mancia». Anche l’elenco degli ospiti è lungo.

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«Veniva Clay Regazzoni con il fornitore dei caschi, Niki Lauda con il suo carattere da carta vetrata. Sergio Marchionne ha festeggiato qui un compleanno. Luciano Pavarotti era un cliente fisso, ma non veniva con la moglie, che pranzava spesso qui. C’erano Lucia Bosè, Moana Pozzi e Renato Pozzetto, la Melato aiutava a servire ai tavoli».

Anche ospiti non illustri affezionatisi, come «un giapponese che da vent’anni porta sempre un regalo e ragazzi spagnoli che portavano cristalli da Maiorca». Le lingue? Nessun problema. «Parlavamo a gesti ma anche loro si divertivano».

Dopo gli anni d’oro, il declino. «All’inizio riuscivi a mandare via trenta o quaranta persone, con doppi turni. Poi sono diventate due, dopo non mandavi più via nessuno, infine rimaneva un tavolo libero. Era il ’92 o ’93». Poi è arrivata l’ultima crisi. «Non so se è l’euro, ma è raddoppiato tutto».

Iliano ha perso anche il tocco, dal primo dell’anno la gestione dovrebbe passare a Hassan Rady. «Manca solo la firma - dice quest’ultimo - Ho venticinque anni di esperienza nel campo, anche in Emilia. Punterò sui sapori tradizionali come gnocco, tigelle e gramigna con salsiccia. Penso di mantenere anche il nome. Ci sarà una nuova gestione dei prezzi: le persone spenderanno massimo 25-30 euro. Ormai sono italiano, sarà un esempio per far capire come noi immigrati veniamo per lavorare».