L’amianto del sisma resta nella Bassa
La Regione non paga la bonifica alla Bianchini di S. Felice e l’impresa incaricata dello smaltimento è esclusa dalla white list
Tonnellate di amianto accatastati nella Bassa terremotata, dal maxi-deposito della Bianchini Costruzioni a San Felice ai cumuli di edifici demoliti - in particolare quelli pubblici - e mai rimossi, resteranno ancora a lungo sul territorio. Bonifica e smaltimenti restano infatti ancorati al palo.
Il caso San Felice
Il deposito della Bianchini, sul quale la Provincia ha sospeso ogni pronunciamento di Via dopo gli arresti dell’imprenditore e dei familiari, compresa la moglie subentrata alla richiesta di aprire un frantoio per inerti e contestualmente di cementare sotto un “sarcofago” le migliaia di tonnellate stoccate in via Vacchi, resta un vicolo cieco. Il consiglio comunale ha votato all’unanimità - creando un duro scontro nel M5s e nel centrodestra del distretto - la richiesta a Provincia, Regione, Governo e ministeri competenti (Ambiente e Salute) di farsi carico della bonifica dei tre siti contaminati sul territorio, ma già a ottobre la Regione rigettava ogni possibile impegno economico. Salvo giravolte indotte dalla piega che la questione sta prendendo, non sarà viale Aldo Moro a rimuovere l’amianto. Perché se “il Comune decidesse di intervenire in sostituzione del privato a tutela della salute del territorio, non sarebbe possibile riconoscere tali tipologie di spese a carico del Fondo della ricostruzione - scriveva il sottosegretario Bertelli - Relativamente all’impiego di potenziali risorse regionali si segnala che la Regione ha in essere un programma di bonifica di siti inquinati le cui risorse sono al momento completamente sature”. Nella stessa missiva si evidenzia, in aggiunta, che il responsabile dell’inquinamento è noto e che si sta parlando di “suolo privato”, elementi che escluderebbe ulteriormente l’utilizzo di fondi pubblici.
La white list blocca l’amianto
Dopo una lunga analisi delle proposte la Regione ha aggiudicato la gara per “il servizio di smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi, costituiti da lastre o materiale di coibentazione contenente amianto derivante dagli eventi sismici” a Programma Ambiente Apuane, società di Montignoso (Massa Carrara). A luglio e poi a settembre la Regione ha chiesto alla prefettura toscana di accertare eventuali rischi di infiltrazione mafiose e a novembre, una settimana dopo la domanda di iscrizione nella white list, viene firmato il contratto per un progetto da 1,8 milioni. Ma il 22 dicembre Programma Ambiente Apuane viene raggiunta da un’interdittiva antimafia e quindi il piano - non ancora avviato - di rimozione dell’amianto si blocca sul nascere. Sarà quindi necessario istruire un nuovo procedimento per individuare un’altra azienda, ma nel frattempo tutte le macerie pericolose che restano nella Bassa terremotata rimarranno al loro posto. Talvolta coperte da teli, ma talvolta lasciate all’incuria.
@francescodondi
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