Gazzetta di Modena

Modena

Quei favori illeciti per fare la Cispadana

di Alberto Setti
Quei favori illeciti per fare la Cispadana

Il giudice contesta il concorso nel nuovo reato legato alla corruzione: incarichi professionali e in cambio iter più veloce e più soldi all’autostrada

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Un miliardo e mezzo di euro per cementificare un altro pezzo di pianura padana in nome dello sviluppo rappresentano un affare che “s’ha da fare”, eccome. Possibilmente teleguidando fondi e procedure tra “amici”, quelli giusti per non inceppare il meccanismo.

È un po’ questo lo sfondo accusatorio dell’ultima inchiesta penale in cui inciampa l’autostrada Cispadana. Un incidente di percorso che arriva da Firenze e si traduce nell’iscrizione del registro degli indagati, in ottima compagnia, dell’ex assessore regionale Alfredo Peri, parmense di Collecchio, e del presidente di Arc, l’intramontabile ex sindaco di Pavullo, ex sindaco di Sassuolo, ex presidente della giunta provinciale, il pavullese Graziano Pattuzzi. A Pattuzzi, come noto, l’asse “politica dominante- grandi imprese” ha affidato la missione speciale di traghettare una superstrada a servizio del territorio concepita tanti anni fa per una Bassa in piena euforia anni Sessanta, in un’autostrada di attraversamento, alternativa al corridoio di Bologna, apparentemente finanziata dai privati (costruttori), in realtà dai soliti noti, i cittadini e gli utenti.

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Pattuzzi e Peri, con il funzionario ministeriale Ercole Incalza, il tecnico Stefano Perotti, Francesco Cavallo e l’ex consigliere regionale del Pd in Emilia Romagna, Vladimiro Fiammenghi, sono indagati in concorso per induzione indebita, una nuova forma di “corruzione”. Più precisamente per il reato previsto dall’articolo 319 quater del codice penale, introdotto nel 2012 proprio per prevedere la la punibilità del soggetto privato che è indotto alla dazione o alla promessa di denaro o altra utilità.

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«Salvo che il fatto costituisca più grave reato - recita il codice penale - il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni... Nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a tre anni».

Nell’ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari di Firenze, dalla quale si evince che Pattuzzi e gli altri sono indagati, si precisa che il gruppetto è iscritto «in relazione alla promessa di dazione dell’incarico di direzione dei lavori a Stefano Perotti, da parte di “Autostrada Regionale Cispadana spa”, soggetto proponente il project financing per la realizzazione dell’autostrada regionale Cispadana da Reggiolo Rolo a Ferrara, “grande opera” di cui Ercole Incalza ha la responsabilità procedimentale quale capo della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».

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E la storiella è sempre quella, «avendo Incalza (che già da tempo aveva instaurato un rapporto corruttivo con Perotti) garantito un favorevole iter delle procedure amministrative relative al finanziamento dell’opera ed all’avvio ed allo svolgimento dei lavori, e comunque assicurato un trattamento di favore per la predetta società», dice il giudice.

In cambio di cosa? Appunto «l’affidamento a Perotti dell’incarico di direzione dei lavori». Che vuol dire tanti soldi. Quindi Incalza ha agito «in violazione dei propri doveri di ufficio ed in particolare del dovere, sancito dall’articolo 97 della Costituzione, di fedeltà verso la pubblica amministrazione e di imparzialità nell’ esercizio delle sue funzioni». Il giudice, sulla scorta di quanto ha potuto indagare fino a pochi giorni fa la Procura della Repubblica di Firenze, ritiene che i fatti risalgano al novembre del 2014. Praticamente a quando, per sbloccare un’autostrada molto più costosa del previsto e molto più osteggiata del previsto, finita anche al centro di una prima inchiesta della stessa magistratura, venne stretto un accordo politico (siamo in ambito Sblocca Italia) con il quale l’autostrada da regionale passava di competenza allo Stato. Tanto è bastato perchè poche settimane dopo l’arteria, impastoiata dalle tante osservazioni, anche del ministero dei Beni Culturali, saltassse l’ostacolo Commissione di Via (la commissione di Valutazione di impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente) e approdasse con il giudizio “positivo con prescrizioni” al tavolo del Governo, dove si dovevano limare gli ultimi dettagli e trovare poche altre centinaia di milioni di euro nel frattempo resi necessari. In attesa che gli interessati possano chiarire la loro posizione - Fiammenghi ha già fatto sapere di essere estraneo all’accusa - nella Bassa si attende che passi anche questa bufera per far ripartire un meccanismo che ha già scavalcato ogni tipo di ostacolo (ambientale, di logica trasportistica e popolare...) in nome degli investimenti e dell’occupazione di chi ci lavorerà, e nella speranza-illusione che l’autostrada possa risollevare l’economia locale.