Stop agli esperimenti sui macachi, saranno liberate le sedici scimmie dello stabulario
Domani sarà firmato un Protocollo fra Comune e Ateneo: i macachi affidati ad associazioni specializzate. Una vittoria degli animalisti che da due anni si battevano contro la "vivisezione"
I sedici macachi attualmente presenti nello Stabulario interdipartimentale dell’Università di Modena saranno “liberati”: verranno affidati associazioni specializzate, che li accudiranno per il resto della loro esistenza.
Finisce così una polemica che ha superato i confini modenesi diventando una battaglia animalista di dimensione nazionale, con raccolta di firme e campagne su internet. L’annuncio è stato dato dall’amministrazione comunale, che domani renderà noti i dettagli di un accordo che sancisce la fine delle sperimentazioni sugli animali. Sperimentazioni difese dagli specialisti dell’università, ma che hanno creato non pochi grattacapi all’ateneo, soprattutto sul fronte dell’immagine. L’università di Modena era diventata il simbolo della “vivisezione”.
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Il Protocollo stipulato dal Comune di Modena e dall’Università sarà firmato domattina e rappresenta una vittoria per i tanti gruppi animalisti che da due anni si battono contro le sperimentazioni sulle scimmie.
La posizione dell'ateneo in passato era stata diversa. «Non possiamo ancora fare a meno della ricerca sugli animali - ha più volte ribadito il professor Paolo Frigio Nichelli, preside di Medicina. «Applichiamo tutte le leggi in campo per assicurare e migliorare il benessere degli animali. Spiace essere raffigurati come assassini. Gli interventi si svolgono tutti in anestesia, come per l’uomo. Le associazioni, anziché combattere in modo vago la vivisezione, che non esiste, potrebbero stanziare risorse per promuovere la ricerca di metodi alternativi».
Nel pieno delle polemiche Giuseppe Biagini, vicedirettore del Centro servizi stabulario interdipartimentale, ha sostenuto che le altre strade non sono sempre così affidabili. «Abbiamo anche un laboratorio di colture cellulari centralizzato - ha spiegato - ma ci sono stati casi in cui non avremmo potuto ottenere informazioni fondamentali da esperimenti “in vitro”. Per i campioni umani servono almeno sessanta individui, mentre per gli animali da otto a quindici, e il reclutamento umano ha tempi più lunghi. Il margine d’insicurezza per gli uomini è ampio, ma negli animali si può ridurre».