Se il volontariato è una possibilità per chi non ha lavoro
L’esperienza di Marina Benatti: «Quando resti a casa ti senti frustrata, ma ci sono persone che ti ridanno la vita»
Un contratto in scadenza che sai non verrà rinnovato e la crisi economica che avanza. Siamo ad inizio 2010, e Marina Benatti, 52enne alla ricerca di un lavoro, ha scelto di non aspettare passiva davanti ad un computer un nuovo impiego che chissà quando sarebbe arrivato, ma ha voluto mettersi in gioco: ha scelto il volontariato. «A casa senza far nulla sarei impazzita - racconta Marina, oggi occupata in una grande azienda - e così ho scelto di impiegare il mio tempo rendendomi utile agli altri».
Dopo un colloquio al Centro di Servizio per il Volontariato di Modena, Marina è stata messa in contatto con l'associazione Porta Aperta e li ha iniziato il suo percorso come volontaria. «Rimanere disoccupati, soprattutto quando non si è più giovanissimi, ti crea un senso di frustrazione difficile da superare: ti senti inadeguato, inutile, pensi di non valere abbastanza. Fare volontariato invece ti riporta alla vita: ci sono persone che ti fanno sentire importante, per cui vali. Ti rendi conto, man mano che le ore in associazione passano, di fare qualcosa di utile si per gli altri, ma anche per te stessa: si tratta di un egoismo sano, positivo che ti permette di rimetterti in gioco». Senza contare poi che il volontariato, a quel che racconta Marina, fa bene anche al curriculum: «Sempre più spesso le aziende tengono conto anche di questo campo, nel valutare un candidato, perché impegnarsi per gli altri gratuitamente è sinonimo di volontà di partecipazione e di impegno". Ma non solo "Aver fatto la volontaria in quei mesi da disoccupata - continua Marina- mi ha permesso di mantenere sempre vivo quel senso del dovere che a casa, senza far nulla, ti può facilmente abbandonare». Insomma, un aiuto sicuramente lo ha dato agli altri, Marina, nei suoi giorni da volontaria, ma passare otto mesi del suo tempo all'Arca - il centro di raccolta e distribuzione di Porta Aperta di Strada Cimitero San Cataldo - le ha permesso di non perdere la speranza nel futuro. «Oggi lavoro tanto, ma non ho smesso di impegnarmi come volontaria perché so quanto il volontariato come mondo mi ha dato in un momento di difficoltà e mi sento “in dovere” di ricompensare il sistema», conclude Marina, che nel 2012, quando già aveva un lavoro a tempo pieno ed era ancora, come oggi, volontaria a Porta Aperta, ha trovato anche il tempo -perché volere è potere - di portare il proprio aiuto in una Rovereto martoriata dal terremoto.
«Quando so di persone che sono a casa senza far nulla mi verrebbe da chiamarli uno per uno e dirgli alzatevi e cominciate a fare qualcosa, tagliate le erbacce, togliete le scritte dai muri, mettetevi insieme e prendetevi cura della nostra città: questo vi farà sentire parte di un tessuto sociale che pensate vi abbia esclusi, ma non è così. Sentitevi di nuovo vivi perché è questo quello che poi fa girare la cosiddetta ruota del carro». Nel modenese esistono oltre 600 associazioni di volontariato e quasi tutte hanno sempre bisogno di nuovi volontari: per orientare chi avesse un po' di tempo da dedicare agli altri, il punto di riferimento in cui trovare una prima serie di informazioni utili può essere il Centro di Servizio per il Volontariato (con sede a Modena e uffici in tutta la provincia). Qui un operatore può fornire una panoramica delle associazioni del territorio che ricercano più urgentemente volontari, ma anche consigliare quale sia il tipo di volontariato più adatto per ciascuno. Per il bene della comunità, ma anche nostro. Che, come dice il proverbio “Chi pensa al prossimo, al suo bene si approssima”.
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