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«Modena con Gehry hai proprio sbagliato»

di Michele Fuoco
«Modena con Gehry hai proprio sbagliato»

Lo storico Irving Lavin in città per raccontare il Bernini critica la bocciatura della porta dell’archistar

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«Una risposta terribile» definisce Irving Lavin, storico dell'arte e massimo esperto del Barocco e del Bernini (domani sarà al Palazzo Ducale, alle 16, per una lezione magistrale su "Il principe ideale scolpito da Bernini") quella da dare alla mia domanda: «In che cosa l'arte contemporanea è debitrice nei confronti del Barocco?». Terribile nel ricordare «il progetto della Porta di Sant'Agostino di Frank O. Gehry, quando si festeggiava, alla fine degli anni '90, Modena Capitale. Un progetto dove l'immagine del busto di Francesco I era parte fondamentale. Sarebbe stata una celebrazione clamorosa del Bernini, del Duca e di Modena, ma il progetto veniva cancellato. Un gravissimo sbaglio dei modenesi. Il Guggenheim di Bilbao è diventato famoso in tutto il mondo. Modena sarebbe stata l'unica in Italia ad avere un'opera dell'architetto americano, nato in Canada, che poi ha realizzato a Parigi, nel Bois de Boulogne, per la Fondation Louis Vuitton, una costruzione incredibile (un vascello in vetro), diventata con la Tour Eiffel il monumento più ammirato nella città».

Francesco I avrebbe, quindi, potuto rivivere nella porta modenese, concepita come ingresso monumentale dall'archistar, se il Ministero non avesse posto ostacoli.

Cos’ha di straordinario il Francesco I di Bernini?

«Bernini aveva già fatto il ritratto di Carlo I , Re d'Inghilterra, che non esiste più. Ma quello di Francesco I è molto diverso. Un ritratto mai visto prima, di una originalità completa. E' concepito con un drappeggio, come se vi fosse celato dentro. Accadeva anche per i ritratti degli imperatori romani che alla loro morte erano celati in figure di vittorie, perché portati in cielo dove diventavano stelle. In questa maniera Francesco non diventa solo una persona sovrumana, incarna nel busto il modello del principe ideale, cristiano con una mistica del tutto naturale».

I 3 mila scudi dati da Francesco I all'artista erano una somma di non poco conto...

«L'alta cifra non era un pagamento. C'era stato uno scambio di lettere dove il Duca cercava di sapere quanto spendesse, ma Bernini non rispondeva, rifiutava di pensare al prezzo. Lo faceva come regalo. Francesco aveva capito il gioco e gli fece pervenire 3 mila scudi, come scambio di doni che era buona consuetudine tra nobili. L'importanza non era nei soldi, perché Bernini guadagnava moltissimo e il suo lavoro non aveva prezzo. Era un modo di comportarsi tra persone elevate».

Come grande studioso del Bernini, può dirci in che consiste la sua grandezza?

«Da bambino non faceva che cose spettacolari. Un uomo speciale da diventare alla sua epoca il più grande artista e architetto. Ecco perché Francesco voleva il ritratto da lui. E 15 anni dopo Luigi X, la più grande figura di tutta l'Europa, si faceva fare il ritratto dal Bernini e aveva dovuto mettersi in ginocchio di fronte al Papa Alessandro VII per invitare Bernini a Parigi perché ripetesse il miracolo di un nuovo ritratto». L'attesa dei visitatori è tutta per il busto di Francesco I...

«Inevitabile perché l'attenzione per il capolavoro del Bernini. Questo busto è famoso da sempre, in particolare dagli inizi del Novecento, quando lo storico Adolfo Venturi, pubblicò un volume sulla Galleria e in copertina pose l'immagine di Francesco I».

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