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Corno di rinoceronte rubato all'Ateneo di Modena: il giallo dell’hard disk

di Carlo Gregori
Corno di rinoceronte rubato all'Ateneo di Modena: il giallo dell’hard disk

Il componente analizzato dal perito incaricato dalla Procura di Modena era un impianto inadatto alla videosorveglianza delle stanze del Rettorato e della raccolta dove è avvenuto il clamoroso furto del corno di rinoceronte: l'hard disk si è rotto poco dopo l’installazione. Altra ipotesi: lo hanno sostituito i ladri

12 giugno 2015
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MODENA. Furto del corno di rinoceronte al Museo Zoologico dell'Università di Modena: emergono novità importanti dalla perizia presentata in Procura sull'hard disk sequetsrato dopo il clamoroso colpo di gennaio.

 Perché il sistema di videosorveglianza del Museo Zoologico dell’Università era dotato di un hard disk inadeguato e estremamente economico? Perché era fuori uso proprio il giorno in cui è stato rubato il corno di rinoceronte di un metro? Sono le domande che restano dopo la lettura della consulenza tecnica presentata alla Procura su un fatto del tutto anomalo scoperto dalla Squadra mobile della polizia già durante le prime indagini: non esistono immagini del furto del 21 gennaio nelle sale del Museo perché l’hard disk dell’impianto era guasto.

La conferma è inquietante anche perché l’esperto, l’ingegner Marco Meschiari, dopo una lunga disamina dell’oggetto sequestrato all’Università, sottolinea che quell’hard disk che si acquista su Amazon a soli 59 euro non era affatto adatto per lavorare 24 ore al giorno per un sistema di videosorveglianza. Non è affidabile. E sottoposto a sforzo, può cedere. Infatti, non è stato guastato da qualcuno e non ci sono segni di danneggiamento accidentale. Hanno ceduto le testine. Eppure per un impianto simile servivano almeno due hard disk ad alta densità. La conclusione è che da quell’hard disk, installato da pochi mesi (non prima del febbraio 2014) non si possono estrarre immagini. Allora è spontaneo chiedersi se quel’hard disk era proprio quello installato per difendere il Museo zoologico e tutta l’area del palazzo del Rettorato sotto videosorveglianza oppure è stato sostituito dai ladri durante il colpo. È possibile che l’Università avesse in dotazione una componente così modesta? Si apre insomma una serie di domande che si aggiunge all’analisi delle immagini dei due uomini “catturati” mentre escono dal portone del Rettorato in corso Canalgrande, uno con valigetta e uno con un sacco contenente un oggetto lungo quanto il corno (più di un metro).

Per ora non ci sono indagati in questa indagine condotta dal pm Enrico Stefani, ma presto potrebbero scattare avvisi di garanzia. È un caso difficile. Il furto potrebbe essere stato compiuto da una banda esterna che, per una sua fortunata coincidenza, è riuscita a impossessarsi di quel corno, di solito tenuto sotto chiave in un luogo nascosto, proprio nell’unico giorno in cui è stato mostrato a una scolaresca e lasciato su un tavolo da un custode uscito per la pausa pranzo. Potrebbe però essere un colpo su commissione compiuto da qualcuno che conosceva bene il Museo zoologico e i suoi tesori: troppi furti di corni di rinoceronte si registrano in Italia (a Pisa e Bologna) e in Europa per non pensare che esiste un canale di ricettazione internazionale per questo oggetto prezioso.

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