«Cerchiamo storie di vita nascoste in una ricetta»
Si chiama "Ricette di vita" ed è un'iniziativa creata e gestita dall'artista Alberta Pellacani e dal Centro documentazione donne di Modena per poter avvicinare il mondo del cibo, dell culture e della...
Si chiama "Ricette di vita" ed è un'iniziativa creata e gestita dall'artista Alberta Pellacani e dal Centro documentazione donne di Modena per poter avvicinare il mondo del cibo, dell culture e della storia culinaria di ognuno di noi. Si tratta di un sito ( www.ricettedivita.cddonna.it) dove ognuno può caricare la propria ricetta, anche affiancata da immagini e condividerla con gli altri. Vittorina Maestroni, presidente del centro racconta le prime settimane di vita del sito web, dove ognuno può liberamente caricare la propria "ricetta di vita".
Perchè "Ricette di vita"?
«Ci piaceva molto il ruolo sociale che il cibo ricopre nella società e da lì abbiamo pensato subito alle ricette che curano quotidianamente le relazioni della nostre vite, tutti quanti noi possediamo i ricordi di una ricetta, spesso viene dalle donne ma adesso arriva anche dagli uomini come esperienza condivisa, sociale e culturale, non è solo nutrimento ma anche condivisione e contaminazione».
Come è nata la collaborazione con l'artista Alberta Pellacani?
«Con Alberta c'è una conoscenza di lunga data, ci sono stati molti momenti in passato di collaborazione e scambio di idee, una decina di anni fa lei lavorava molto sulla pittura e negli ultimi anni si è sviluppato parecchio il discorso della partecipazione vista come una forma di arte che passa anche nei ricordi, nell'esperienza individuale restituendola poi nel modo poetico come Alberta sa fare benissimo. Poi un anno fa abbiamo iniziato a ragionare proprio sul tema del nutrimento e della partecipazione e da lì poi è arrivato il progetto delle ricette».
Oltre alle ricette di storia e tradizione ci sono anche quelle che raccontano la cucina internazionale...
«Si per noi è importante che queste ricette vengano dalla storia e dai ricordi e siamo anche consapevoli dell'utilizzo in cucina di cibi internazionali, per esempio oggi i miei nipoti vanno in centro a mangiare il kebab, un "must" della cucina internazionale, mentre io ricordo che quando si andava in centro a mangiare la classica "pizzetta". Questo ovviamente ci porta ad una riflessione importante da fare che è appunto quella di contaminazione e condivisione con altre culture. Il cibo è un argomento che unisce e si trasmette come una vera eredità».
Quali le prime reazioni al vostro progetto?
«Stanno veramente rispondendo con ricette molte diverse, per esempio si può leggere la ricetta di una nonna che racconta come intratteneva la nipotina facendole la sfoglia in cucina, oppure anche un'altra esperienza che risale agli anni novanta quando a Modena c'erano alcuni luoghi dove i giovani si incontravano e si scambiavano idee e ricette e ricostruisce anche discorso dei circoli ricreativi degli anni novanta. Inoltre ci sono davvero tante ricette tradizionali e anche molto semplici ma che fanno parte della storia e che portano avanti sempre questa idea del cibo legato al luogo e alla contaminazione culturale e sociale».