Operazione Aemilia: a San Felice sotto sequestro le cave della Cispadana e i beni della moglie di Bianchini
Operazione Aemilia a Modena e provincia, Antimafia di nuovo attiva: a San Felice sul Panaro i carabinieri hanno bloccato il patrimonio di 20 milioni della moglie di Bianchini, accusata anche di concorso esterno in associazione mafiosa, comprese le cave per la Cispadana. Perquisizioni alla Dueaenne e nella casa di Rivara
SAN FELICE. I suoi beni erano rimasti esclusi dal sequestro disposto dal gip Ziroli durante la prima retata dell’inchiesta “Aemilia”. E mentre tutte le - poche - proprietà della Bianchini Costruzioni e della Ios (l’azienda del figlio Alessandro) erano state aggredite dai carabinieri, quelle della Dueaenne, la società di Bruna Braga, moglie di Augusto Bianchini, non avevano subìto lo stesso trattamento. Ma sul fronte economico-fiscale i carabinieri hanno continuato ad indagare, arrivando così ad una presunta verità che ha convinto anche il giudice: la “Dueaenne s.a.s.” costituisce una struttura societaria che serviva, strumentale, allo svolgimento delle attività della Bianchini Costruzioni. E così, ieri mattina, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Modena hanno dato esecuzione alle disposizioni del gip, su richiesta della procura Antimafia di Bologna, mettendo i sigilli a beni quantificati in circa 20 milioni. Due le perquisizioni: in via dell’Industria, dopo la Dueaenne ha la sede (proprio a fianco della Bianchini Costruzioni) e l’altra in via Degli Estensi, a Rivara, dove la donna vive con la famiglia. Così come accaduto con la storica impresa del marito, di cui la Braga è socia al 25%, tutto è stato affidato alla cura dell’avvocato Rosario Di Legami.
Le nuove accuse a Bruna Braga
Già posta agli arresti domiciliari a gennaio, poi alleggeriti, come risaputo, con il semplice obbligo di dimora, la 59enne era accusata di estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento lavoro, illecita gestione, trasporto e intombamento di rifiuti pericolosi e corruzione: reati commessi nel corso della lunga collaborazione con il marito Augusto sia per la gestione della contabilità della Bianchini sia nel coordinamento delle attività contestate, a partire dai rapporti con gli ’ndranghetisti Bolognino e Giglio. La Braga è ora invece indagata anche per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni con l’aggravante di aver favorito le attività della ’ndrangheta.
I beni sequestrati
Oltre alle quote della Bianchini Costruzioni - pari al 20% del capitale sociale, ossia 200mila euro - i carabinieri hanno operato anche sulle quote della Dueaenne, detenute per il 50% dalla Braga e la parte restante dal figlio Nicola, che le aveva rilevate dal padre in quella che gli inquirenti considerano un tentativo di lifting d’immagine. Una cessione, infatti, avvenuta dopo i problemi avuti dalla Bianchini con l’amianto e l’esclusione dalla white list e per preservare il patrimonio di famiglia senza che potesse essere sottoposto a sequestri preventivi. Ma soprattutto nell’elenco dei beni sequestrati ci sono alcuni elementi che faranno discutere: si trova infatti la sede di via Dell’Industria, ma anche il terreno sul quale è sorta la montagna di amianto post-terremoto che dovrà essere smaltito senza che si sappia ancora come e con quali soldi ed infine ecco l’infinità di terreni agricoli tra Finale e San Felice, che gravitano intorno al progetto di realizzazione della Cispadana. Quegli appezzamenti, infatti, coincidono con le cave necessarie a scavare la terra per l’Autostrada e sui quali la famiglia Bianchini aveva messo le mani da tempo.