"Col sole in fronte", l’orgoglio di Modena nella notte di Luciano Pavarotti
Successo del concerto-evento nell’ottantesimo della nascita di Pavarotti La magia interpretativa di Ranieri e l’emozione dei video dedicati al tenore
MODENA. “Col sole in fronte”, il concerto-evento dedicato a Luciano Pavarotti, ieri sera ha incantato Modena. Quest’anno poi c’era una ricorrenza particolare, l’ottantesimo anniversario dalla nascita del tenore.
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«Luciano aveva un sorriso per tutti e la battuta sempre pronta che l’ha fatto sentire vicino alla gente - ha esordito alla presentazione Simona Ventura - Questo è un evento dedicato alla personalità estremamente colorata di Pavarotti, una vera e propria bandiera nel mondo».
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La musica è partita con il preludio della “Carmen”, eseguito dall’Orchestra dell’Opera Italiana diretta da Paolo Andreoli: «L’ho conosciuto nel 1991 - ha continuato la Ventura - nella prima edizione del Pavarotti International, e quello che mi ha colpito è stata la sua felicità, il suo sorriso e la sua voglia di vivere che sono ancora vicino a noi».
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Pavarotti d'altronde di sé diceva: «Sono un uomo felice perché amo la vita il Sole e la Luna, l’amore, i prati in fiore, sono un’ottimista che vede sempre il bicchiere mezzo pieno». Una gioia di vivere che non mancava di fargli cogliere gli aspetti comici della vita, come si è visto in un filmato in cui ricordava alcune delle “gaffes” che gli sono capitate: «A Parigi - raccontava Pavarotti - una volta ero ancora in mutande e l’Orchestra ha iniziato a suonare. Io pensavo fossero ancora le prove, e quando il direttore mi è venuto a chiamare io ho chiesto: Perché nessuna delle 200 persone che sono qui non mi ha detto che si iniziava alle 7.30 anziché alle 8?».
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Pavarotti scherzava anche sulla sua “taglia”: «Una volta in scena, durante una Tosca - raccontava Big Luciano - si ruppe la sedia sulla quale ero seduto”, ...“Ho ricevuto tanti complimenti, e un grande complimento fu di un uomo che urtandomi lungo la strada mi disse “mi dispiace non l'avevo vista...”».
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Una passione per il canto, quella del tenorissimo, ereditata dal padre, ma anche il senso dell'umorismo era di famiglia. Il cantante irlandese Bono Vox, in un incontro col padre di Luciano in occasione di un Pavarotti International, ha riferito un curioso episodio in cui, presentandosi e salutando il signor Fernando, si è sentito rispondere: «Se Luciano avesse avuto la mia voce sarebbe stato un grande!».
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«Luciano ha sempre amato i giovani - ha ripreso ieri sera Simona Ventura - ha cercato di guidarli ma è anche stato molto sincero con loro, sia con quelli bravi, sia con quelli che non lo erano».
Uno di quelli “bravi” era Vittorio Grigòlo, grande tenore in carriera, che ieri è stato ospite d’onore accanto a Massimo Ranieri. «La figura di Luciano è incredibile perché rimane legato alla sua terra ai valori - ha ricordato Grigòlo - ed era molto generoso quando incontrava un talento cercava sempre di incoraggiarlo. Così ha fatto con me quando a 13 anni ho avuto la fortuna di cantare con lui a Roma in Tosca. Nonostante i suoi impegni mi aspettava tutte le sere alla fine delle prove per darmi dei consigli».
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Grigòlo si è esibito in alcune arie tra cui la canzone “Voglio vivere così”, «una canzone - ha commentato il tenore - che dà un immagine molto fedele di Pavarotti perché lui era proprio così, “Col Sole in fronte”».
«Massimo è un altro amico di Luciano - ha annunciato la Ventura - presentando l’ingresso di Massimo Ranieri - perché condivideva col Maestro il grande amore per la canzone napoletana».
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«Il mio primo incontro con Luciano è stato molto strano - ha ricordato Ranieri - era il 1990, conducevo Fantastico e seppi che era a Roma al Teatro dell’Opera. Andai a trovarlo e ed entrando in sala l’ho trovato seduto con il suo asciugamanono. Sentirlo per la prima volta dal vivo è stata un’emozione grandissima. La sua grande umanità non potrò mai dimenticarla».
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«Lui aveva una grande voce, ma lui non era un grande per la sua voce, era un grande perché la sua vita usciva dalla sua voce», ha sottolineato Bono Vox, mentre la grande cantante Montserrat Caballet ricordava che «Pavarotti era un mondo a parte, era come un angelo, era dotato, aveva tecnica ma la parte migliore di Luciano, per me, era l'uomo, la sua umanità».
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Accanto a Ranieri e a Grigòlo si sono esibite cinque voci liriche di giovani emergenti, tutti talenti del bel canto promossi dalla Fondazione Pavarotti: Elisa Balbo, soprano; Matteo Desole, tenore; Biagio Pizzuti, baritono; Alessandro Scotto di Luzio, tenore; Jenish Ysmanov, tenore. Il concerto è stato organizzato grazie all'impegno congiunto della Fondazione Luciano Pavarotti e del Comune di Modena (c’è stato anche un discorso del sindaco) con il sostegno della Fondazione Cassa e con il contributo di Hera spa.