Gazzetta di Modena

Modena

Festival Filosofia 2015

Di padre in figlio? Non più oggi l’eredità è scomparsa

di Daniele Bondi
Di padre in figlio? Non più oggi l’eredità è scomparsa

Massimo Cacciari parla di “Figliolanza” e riempie piazza Grande in ogni angolo Nella lezione ha analizzato come il rapporto sia cambiato da Gesù in poi

20 settembre 2015
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La lectio magistralis di Massimo Cacciari in Piazza Grande ha per titolo “Figliolanza” ed è una lezione di Filosofia della Religione a tinte nietzschiano-kafkiane. Rispetto al mondo classico greco-latino – ove il Padre è colui che ha potenza assoluta sul figlio ed esercita la patria potestà - l’Antico Testamento presenta una differenza: il Padre di Israele è dominus e creatore di tutte le cose, ma è anche legato al suo “figlio” con un sentimento di amore che è ontologico. Nell’Ebraismo c’è quindi il tentativo sia di mantenere la trascendenza divina, sia di vedere Dio come Padre, anzi come Abbah (papà). Quest’ultima tensione, questa possibilità escatologica, si concretizzerà nel Tempo Ultimo, quello messianico, quando gli uomini potranno essere chiamati veramente figli del Dio vivente.

E con l’avvento del Messia, ecco allora venire il Tempo Ultimo e pertanto l’inaugurazione dell’Età del Figlio. Siamo di fronte a una novità assoluta: Gesù dice «Padre che sei nei Cieli» (e quindi accoglie l’idea di trascendenza assoluta dell’Ebraismo) ma sin dall’inizio Egli si costituisce come il ponte sicuro verso il Padre, come Figlio Unico del Dio vivente, come immagine perfetta della Figliolanza. «Chi non odia suo padre, non può seguirmi» non è un invito da prendere alla lettera, ma un invito a separare drasticamente la genitorialità dalla paternità. Chi ti ha generato non è il Padre: la genitorialità è un fatto naturalistico, l’autorità paterna è ben altro.

«Tutto mi è stato dato dal Padre mio» è scritto nel Vangelo secondo Matteo. Con questa espressione, Gesù dice di essere una rappresentazione perfetta del Dio-Padre in quanto «Chi vede me, vede il Padre». Emerge quindi l’intensità assoluta di una relazione mai vista sino ad allora, una relazione che ha profondità insondabili. Il Figlio è stato fatto pieno erede: tutto gli è stato dato dal Padre (come se fosse morto!) ed è divenuto la Via, la Verità e la Vita. Per cui la stessa autorità del Padre si è trasferita sul Figlio il quale ha col Padre una relazione essenziale, non contingente: “Deus est relatio” dice infatti Agostino. Il divino diventa la relazione stessa fra umano e divino. Anche perché «In principio era il Logos» e il Logos come Verbo, come Discorso, come Dialettica è stato da Filone identificato proprio col Figlio Primogenito di Dio.

Su questo sfondo del tutto nuovo, può accadere che i figli affermino: «Siamo tutti pieni eredi, ergo Dio è morto!» Il Figlio è autonomo e solo, il Padre sprofonda nel passato e se ora è l’Età del Figlio, domani verrà l’Età dello Spirito? In questo contesto può accadere che i Figli si affermino come perfetti eredi da cui le guerre fratricide per stabilire chi sia l’autentico erede. Parricidio e fratricidio diventano così consustanziali. Ma le guerre fratricide sembrano ricondurre non tanto al Padre, ma alla Patria Potestas, cioè alla lotta per il potere, a una lotta che si concretizza in percorso tragico per tornare ad essa. Lo stesso Nietzsche sostiene che è stato proprio l’avvento dell’Età del Figlio a determinare la morte di Dio. Ma in questo sfondo di Età del Figlio, si può aprire anche un’altra strada: la lotta del padre per conservare la patria potestas. Lo si può vedere nella rivolta islamica al Cristianesimo, quasi una dichiarazione di infantilismo dei “figli” incapaci di libertà, di seguire il logos se non obbedendogli (muslim significa obbediente). Questa stessa lotta reazionaria del padre appare nella nostra cultura nella “Lettera al padre” di Kafka ove il padre pretende una potestas in quanto genitore senza accorgersi di essere figura cieca che vuole rendere impotenti i figli come impotente è lui. Il padre diventa una sorta di divinità castrata che ha generato, ma non è Padre e copre le sue proprie vergogne svergognando il figlio. Si tratta di un padre passato che non vuole tramontare e non consente al figlio di vivere liberandosi da questa estrema immagine di patria potestas.