Gazzetta di Modena

Modena

Festival Filosofia 2015

«L'umanesimo è solo questo: non escludere nessuno»

di Francesca Testi
«L'umanesimo è solo questo: non escludere nessuno»

Piazza Martiri gremita all’inverosimile a Carpi per la lezione di Enzo Bianchi che sull’Europa ha detto: «Ne serve una nuova e deve partire dalla fratellanza»

21 settembre 2015
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«Ringrazio innanzitutto gli organizzatori per aver pensato, ancora una volta, ad un tema così utile al nostro cammino di umanizzazione» con queste parole Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, ha chiuso il ciclo di lezioni magistrali su ereditare. Una lezione tenuta in una piazza Martiri riempita a dismisura sul tema “Sequela”.

Bianchi, è anche conoscitore profondo della Bibbia e dei Vangeli. «Ereditare, indica l'azione di ricevimento di un'eredità, che un soggetto lascia a un destinatario. L'intenzione degli organizzatori di questa manifestazione è di porre l'accento sull'ereditare e non sull'eredità» ha premesso Bianchi. «Sequela è ciò che è accaduto attorno a Gesù e che ci ha permesso di ereditare il Cristianesimo. Nel Nuovo Testamento sono usate le espressioni 'andare dietro' (ripetuta 35 volte) e 'seguire' (citata 91 volte) per indicare che il discepolo segue il maestro, per dire seguire qualcuno che precede. Nei Vangeli non si parla dunque di imitare il maestro, ma di seguirlo, - ha proseguito Bianchi- perché seguirlo significa custodirne il messaggio e non imitarne il modello». Cosa significava seguire Gesù? «Significava essere coinvolti nella sua vita. A chi voleva essere un suo discepolo chiedeva di smettere di pensare a sé stessi, e di portare la propria croce e non la sua». Gesù era assimilabile ai rabbin tuttavia mostrava delle rotture rispetto alla tradizione di Israele: «Gesù passò dal regime della Legge a quello dell'amore, inteso come misericordia (letteralmente cuore per miseri), dunque nella misericordia la Legge è vinta dall'amore; passò dal Tempio al corpo, infatti Gesù disse che Dio è nel corpo di ogni uomo e non nel Tempio, ascoltate la gente normale- ha raccomandato Bianchi con vigore- e non gli arroganti, guardate coloro che negli occhi hanno la fatica del vivere. E ancora Gesù passò dall'idea di Terra di Israele all'idea di mondo intero: la terrà è promessa a tutti, tutti sono degni di questa universalità, nessuno escluso. Infine Gesù ha voluto affermare la fraternità universale con il passaggio dai legami di sangue all'universalità».

«I rabbini si facevano scegliere dai discepoli, ma Gesù sceglieva da sé chi voleva come discepolo, e lo faceva tra la gente impura. Chiedeva loro di lasciare casa e famiglia, di lasciare tutto per lui.. Gesù scandalizzava con il suo comportamento perché contraddiceva la tradizione dei Padri. Chiedeva la rottura radicale con il passato». Nessuna chiamata divina dunque per i suoi discepoli «Non è importante l'insegnamento quanto l'essere coinvolti nella vicenda». La sua autorevolezza ha raccontato Padre Bianchi « gli veniva dalla sua piena identità tra ciò che predicava, e ciò che viveva».

«La sua straordinarietà era la sua umanità: nulla di divino apparve in lui» ha ribadito Bianchi. Lui ha incarnato a pieno la sapienza di chi testimonia, la sua eredità ai discepoli fu questa «Quello che Gesù aveva detto e fatto, potevano dirlo e farlo anche loro in modo nuovo». E pensando all'attualità Enzo Bianchi ha concluso con una riflessione: «Se dobbiamo fare una nuova Europa partiamo dalla fraternità. L'unico umanesimo è questo: non escludere nessuno».