Gazzetta di Modena

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Festival Filosofia 2015

Rampini: «No alla dittatura del debito»

di Alessandra P. De Luca
Rampini: «No alla dittatura del debito»

Una lectio Rotary polemica nei confronti di quanto sta accadendo in Europa

21 settembre 2015
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Federico Rampini demolisce col sorriso, in una piazza Grande assolata e gremita di persone, la "religione del debito" che tiene l'Europa stretta in una tenaglia.

La sua lectio Rotary magistrale Moneta e debito procede un passo per volta, dal Padre nostro a Bitcoin, la moneta digitale. Al centro, il nostro presente economico e il monito: «una ricerca OCSE posiziona l'Italia all'ultimo posto tra i paesi ricchi, e rivela l'analfabetismo economico dei giovani italiani: l'economia non è una serie di numeri, ma l'ingranaggio da conoscere per difendere e costruire la vostra libertà e il vostro futuro», afferma.

La prima parte del discorso è dedicata al debito: Rampini comincia dall'inizio. «Si tratta - spiega - di un concetto legato alla religione: dall'usura come peccato mortale, al Purgatorio come forma di pagamento». Il capitalismo, in qualche modo, ha desacralizzato la questione: «nonostante la visione espiatoria che Angela Merkel conserva del debito, le cose sono cambiate con la prima legislazione inglese sulla bancarotta: dall'incarcerazione o dalla morte del creditore non si ricava nulla se non una punizione senza utile e il perdono del debito diventa una scelta utilitaristica, pragmatica e non umanitaria», afferma Rampini.

Un pensiero condiviso persino da conservatori americani come Reagan o Bush senior, proprio negli Stati Uniti della Silicon Valley.

E il nostro presente?

«Viviamo nella dittatura del 3% e del 60%, i numeri del trattato di Maastricht relativamente a pil e debito pubblico: numeri senza fondamento scientifico, come alcuni illustri economi sottolinearono a suo tempo», spiega Rampini. Ma questi numeri costruiscono l'assetto della nostra Europa: il giornalista cita Jeffrey Sachs, economo progressista ma insofferente al "vittimismo greco".

«Non è questione di meritarsi o meno l'aiuto o la cancellazione del debito - spiega Rampini citando l'economo -: bisogna capire quando si sta portando una società al punto di rottura e quando la cura è sbagliata».

Una questione di obiettivi, dunque: accanimento terapeutico o salute collettiva? Un po' di pragmatismo sembra rispondere alla domanda, senza riportarci ai tempi del Mercante di Venezia e dell'ebreo Shylock che pretendeva una libbra di carne viva. Infine, la moneta. Rampini chiude la lezione con una digressione storica: dalla moneta come simbolo di sovranità imperiale, all'indipendenza delle banche centrali, al tasso zero americano del 2008, all'ideologia libertaria di Bitcoin: «ha portato all'estremo l'idea di moneta come deposito di fiducia», commenta Rampini, continuando a suggerire uno sguardo diverso sul futuro dell'economia.