Gazzetta di Modena

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La “nuova” Bianchini torna a lavorare in un appalto Aimag

di Alberto Setti
La “nuova” Bianchini torna a lavorare in un appalto Aimag

San Felice. L’azienda sotto tutela richiama alcuni operai Ripartono i macchinari per sistemare un piazzale a Carpi

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SAN FELICE. La Bianchini costruzioni riparte senza i Bianchini. E dai propositi dei mesi scorsi oggi siamo alle realtà. L'azienda sotto il controllo della magistratura, attraverso l'amministratore giudiziario nominato dal giudice, ha infatti ottenuto grazie alla attenzione di Aimag un appalto da 30mila euro, per la sistemazione di un piazzale in via Watt a Carpi.

«Si tratta di un'opera che all'apparenza può non palesarsi così rilevante - spiega in sostanza l'avvocato Rosario Di Legami, amministratore giudiziario dell'azienda - ma in realtà per noi è di pregnante importanza, per cui non posso che esprimere compiacimento per la fiducia che Aimag ha ritenuto di riporre nel nostro operato. È la possibilità di dare concretezza ad un impegno assunto dalla magistratura, dopo la riammissione nella white list in virtù del controllo giudiziario che garantisce l'assoluta legalità nell'esercizio dell'attività di impresa. Nei mesi scorsi avevamo richiamato dalla cassa integrazione due dipendenti, ora potremo finalmente richiamarne altri, e riattivare gli strumenti necessari, come i mezzi necessari alla soddisfazione dell'appalto».

Nella nuova Bianchini Costruzioni c'è un motto che vuole essere un marchio, ovvero che l'azienda Bianchini riparte senza i Bianchini, cioè senza alcuna minima interferenza dei precedenti titolari. Cosa che non sta accadendo altrove.

Come noto, ai Bianchini sono state sequestrate tutte le disponibilità e beni aziendali e personali, ora affidati all'avvocato Di Legami, punto di riferimento operativo per i tanti sequestri disposti dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta Aemilia.

Da qualche tempo dei Bianchini solo Augusto resta agli arresti domiciliari a Rivara, per la moglie Bruna Braga e il figlio Alessandro le restrizioni sono state ridimensionate, in attesa del processo a Bologna. Ma il muro eretto dall'amministratore giudiziario ad eventuali intromissioni è la stessa garanzia di credibilità che l'azienda deve ricostruire, dopo il coinvolgimento dei titolari nelle "collaborazioni" con la 'Ndrangheta emiliana e nello smaltimento in ogni dove di amianto cancerogeno, godendo di superficialità, amicizie e attenzioni che ancora restano negli scantinati della verità che è finora emersa.